giovedì, marzo 09, 2006

da Il Mattino: La povertà della porta accanto.

di Gennaro Matino.
Da una recente indagine dell'Acli di Pasquale Orlando i dati sulla povertà a Napoli e in Campania sono sempre più allarmanti: una famiglia su quattro è povera e più di un milione di persone rischiano la povertà. La situazione è al dir poco grave, ma non sempre la freddezza delle statistiche ci fa rendere conto del dramma reale che si nasconde dietro le cifre. Chi è quotidianamente a contatto con la gente sa che dietro ogni numero c'è una persona che, giorno dopo giorno, deve sbarcare il lunario e fare i conti con la sopravvivenza. Chi lavora nelle Caritas parrocchiali sa anche che i poveri non sono solo quelli che chiedono la carità fuori le chiese, o i tanti extracomunitari che incrociamo ad ogni semaforo. Probabilmente nell'immaginario collettivo si fa confusione tra povertà e miseria e, forse, sarebbe il caso di comprendere che c'è invece una sostanziale differenza. La miseria è indubbiamente una situazione di estremo degrado, ma a volte è determinata anche da una condizione di degrado mentale. In certi casi diventa una scelta di vita nella quale ci si adagia, affidandosi alla compassione degli altri. Suscitare pietà a volte diventa quasi un mestiere, un modo di guadagnarsi la giornata. Il povero, invece, è colui che ha una sua dignità e non viene allo scoperto, ma denuncia la sua situazione solo a chi mostra rispetto per la sua condizione. E oggi sono davvero tanti quelli che sono alla soglia della povertà, quelli che fino ad ieri riuscivano a vivere dignitosamente, senza dover ricorrere all'aiuto degli altri. Da anni, ogni giorno, scendo per la Calata San Francesco dove la gente che abita i bassi ha sempre vissuto dell'economia del vicolo, ma oggi non basta, non ce la fa. Fino ad ieri Vincenzo, uno dei tanti ambulanti, viveva vendendo la frutta e aiutandosi con la pensione della madre. Oggi è disperato: è costretto da uno sfratto esecutivo a lasciare il suo basso, proprio mentre si decide a Roma per la deroga sugli sfratti. Oggi Vincenzo dorme in macchina, perché i dormitori sono affollati e le strutture pubbliche non sono sufficienti a risolvere i problemi di tutti. In quelle anonime statistiche, che i più leggono distrattamente, c'è anche Vincenzo che ogni giorno mi chiede dove andrà. In quei dati senza volto e senza storia ci sono le innumerevoli persone che ogni giorno si rivolgono alla mensa dei poveri nella Parrocchia di San Luca ad Arco Felice o nelle tantissime altre. E' avvilente constatare che, negli ultimi due anni, non solo il numero delle persone che chiedono un pasto caldo è aumentato, ma che mentre prima erano per lo più extracomunitari o disadattati, adesso sono pensionati e quanti non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Quando penso a Vincenzo, e non ai numeri delle statistiche, mi sento a disagio nel sentir parlare di economia di sviluppo, di tassi di interesse, di calo dell'inflazione. A via Tasso, e non solo nelle nostre periferie, gli anziani vengono a chiedere il latte e il pane perché è impossibile vivere con una pensione di cinquecento euro al mese. Una società che genera tale ingiustizia, che seppure si adopera per garantire forme di assistenzialismo, ma è incapace di liberare dalla povertà, dovrebbe chiedersi cosa significhi recuperare davvero il senso etico e civile della vita. Sono sempre stato convinto che nel mondo non esistono ricchi e poveri, ma che esistono i poveri perché ci sono i ricchi, ed in questo tempo che ha innalzato barriere e generato solitudine la contrapposizione è ancora più stridente. Forse ognuno di noi dovrebbe recuperare i valori autentici della solidarietà e della condivisione e andare incontro ai bisogni degli altri in maniera concreta. Ma non posso fare a meno di chiedermi dove sta andando la nostra economia se non solo nei paesi del terzo mondo, ma anche nelle nostre città, figlie dei paesi più industrializzati, la povertà sta diventando lo specchio di scelte egoistiche che riflettono la cattiva coscienza dell'Occidente.
Gennaro Matino

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

imparato molto