venerdì, novembre 25, 2005

Quanto è sicuro il latte artificiale per bambini?


Promuovere l’allattamento materno e modificare l’attuale legislazione italiana per adeguarla al Codice Internazionale OMS/Unicef sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno. E’ questa la risposta di IBFAN Italia e Lega Consumatori Acli Toscana alla notizia del maxi-ritiro delle confezioni di latte per neonati “Mio” e “Nidina” della Nestlé, in Italia come in altri Paesi europei, per la presenza di tracce di IsopropilThioXantone (ITX). “In assenza di informazioni ancora definitive sul rischio eventualmente associato alla presenza di questa sostanza nelle confezioni di latte – affermano le due associazioni - desideriamo precisare come sia innanzi tutto corretto applicare il principio di precauzione. Pur tuttavia, questo episodio conferma ciò che la nostra, ed altre organizzazioni di promozione e protezione dell’allattamento materno, sostengono da sempre: se allattare al seno fosse una pratica “normale” e una grande proporzione di madri non venisse indotta ad usare senza necessità latti artificiali, tutto questo non accadrebbe o avrebbe una importanza del tutto relativa. A maggior ragione, dunque, ribadiamo la nostra posizione: è necessario rafforzare la legislazione sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno per adeguarla al Codice Internazionale OMS/Unicef e successive pertinenti Risoluzioni. La salute e la crescita dei nostri bambini sono beni troppo preziosi per permettere alle compagnie produttrici di latte artificiale di farne strumento di profitto: all'immorale promozione commerciale dei loro prodotti deve essere posto un limite ovunque: qui e nei Paesi poveri, laddove le conseguenze dell’utilizzo del latte artificiale sono devastanti per milioni di neonati.”

Siamo oggi tutti ben coscienti che quasi tutte le mamme potrebbero allattare se opportunamente aiutate, e le numerose e gravi conseguenze per la salute e lo sviluppo del bambino, a breve e lungo termine, derivanti dall’alimentazione con latte artificiale piuttosto che umano sono ormai ben note e documentate (anche quando il latte non è contaminato). Vorremmo comunque precisare che quella della contaminazione con ITX è solo l’ultima di una serie di incidenti legati alla produzione industriale del latte artificiale. A questo proposito, pochi sanno che i comuni latti formulati in polvere non sono alimenti sterili e in tutti i paesi si registrano periodicamente casi di infezioni anche gravi (cioè letali o con conseguenze permanenti) di neonati, soprattutto prematuri e/o immunocompromessi, a causa di batteri presenti nelle confezioni già prima della loro apertura. La non sterilità dei latti in polvere e sue le conseguenze sulla salute dei neonati risulta da un documento pubblicato fin dall’11 aprile 2002 dalla FDA USA, l'Ente federale di controllo degli alimenti statunitense. Recenti indagini hanno mostrato come fino al 14% (ovvero una su otto) delle confezioni di latte in polvere in commercio siano contaminate e questo ha portato l’EFSA, l’European Food Safety Agency (o Agenzia Europea per la sicurezza alimentare) a raccomandare che nei reparti maternità i bambini al di sotto delle 4 settimane di vita – che per una qualsiasi ragione non possono essere allattati – vengano alimentati con latte artificiale liquido (sterile). Sia l’OMS che la FAO, le quali hanno pubblicato un documento congiunto per spiegare quali sono i rischi connessi alla contaminazione e come fare per minimizzarli, raccomandano come migliore mezzo di prevenzione l’allattamento al seno.

Per queste ragioni, in data 28 febbraio 2005, IBFAN Italia e Lega Consumatori Acli Toscana avevano inviato una lettera – indirizzata al Direttore della Direzione Igiene, Alimenti e Sanità Pubblica Veterinaria (Dott. Romano Marabelli), al Presidente Istituto Superiore della Sanità (Dott. Enrico Garaci) e per conoscenza all’allora Ministro della Salute (On. Prof. Girolamo Sirchia) – per chiedere notizie circa la quantità e la qualità dei controlli effettuati sugli alimenti per lattanti in polvere prodotti e/o commercializzati in Italia, nonché i necessari provvedimenti da adottare al fine di tutelare la salute dei neonati ed il diritto dei genitori ad informazioni complete e indipendenti. “Agli interrogativi posti nella nostra lettera – precisano le due associazioni – nessuno ha mai dato risposta: un fatto estremamente grave, soprattutto alla luce dei recenti accadimenti.” Nel frattempo, la stessa OMS ha recentemente emanato una risoluzione in cui si pone l’accento sui rischi derivanti da questo tipo di contaminazione, chiedendo agli stati membri di intervenire anche obbligando le compagnie a mettere avvisi sulle confezioni dei prodotti che richiamino l’attenzione sul fatto che non sono sterili.

IBFAN Italia e Lega Consumatori Acli Toscana richiamano dunque le Istituzioni preposte, innanzi tutto i Governi, al proprio essenziale compito di controllo e di difesa del diritto alla salute di ogni persona. E concludono: “Se ciò non dovesse accadere, dovranno allora scendere in campo gli stessi consumatori, esercitando pressione con mezzi non violenti, compreso il boicottaggio. Auspichiamo infine che i lotti di latte sequestrato non vengano riciclati, per essere poi venduti a Paesi dove i controlli sono meno rigorosi. Chiediamo alle Autorità competenti che gli standard utilizzati per i prodotti esportati siano gli stessi che vengono applicati per i prodotti destinati ai nostri neonati.”

clicca il titolo e trovi i Dossier sui contaminanti del latte

1 commento:

Anonimo ha detto...

è uno scandalo che per fare soldi attentano la salute dei bambini
Franca Cerimonia