venerdì, maggio 05, 2017

"Rete Campus" Benevento interviene sul programma delle Opere Pubbliche del Comune di Benevento e lo fa senza sconti, demolendolo


Opere pubbliche tra bilanci e “sbilanci”
Su 213 milioni di euro nel triennio il 54,82% per nuove costruzioni e solo l'8,82% per il recupero, restauro e manutenzione dei beni culturali.


In Consiglio comunale arriva il programma triennale delle opere pubbliche unitamente al documento contabile.
Nell'elenco delle opere (descrittivo singolarmente con relativo importo) mancano interventi che consideriamo decisivi, a dimostrazione di una pervicace “distrazione” su aree tematiche strategiche per il territorio, prima di tutte quella relativa alla qualità della vita e alla valorizzazione dei beni culturali.


L’Hortus dei sospiri
Tra le assenze nella lista, alcuni interventi programmati (a esempio quella del restauro dell’Hortus Conclusus) che invece dovrebbe trovarsi ai vertici di un piano efficace e politicamente attento ai possibili scenari di sviluppo territoriale. Accertata la difficoltà, anzi la impossibilità al momento di un’azione di mecenatismo da parte dei privati, non si vede la ragione perché, con apposita motivazione che dimostri quali siano le reali scelte di questa Amministrazione, il Comune non debba impegnare uno spazio rilevante della sua programmazione a sostegno della ristrutturazione e valorizzazione definitiva di uno dei beni più ammirati esistenti in città, più volte segnalato da numerosi “docenti” di promozione dei tesori d’arte e cultura (ultimi Felicori, Buonomo e Della Valle) come “capace quasi da solo di rilanciare Benevento e dare speranza anche alle giovani generazioni in chiave di organizzazione sistemica del turismo”.
Nel programma triennale delle opere pubbliche mancano anche interventi nell’area Unesco di Santa Sofia (naturalmente da concordare complessivamente con gli altri enti titolari dei beni, e cioè Provincia e Ministero dell’Interno). Inoltre sono scomparsi dal piano gli interventi ai singoli teatri (De Simone con la sua area e San Nicola) mentre è richiamato il consueto importo (510.000 euro, in parte spesi) per il teatro Comunale. Non vi è traccia per un intervento sul Parco della Villa comunale, così come della ripresa area del Malies in carico al Comune con il suo importante sito archeologico. E tante possibili iniziative non sono state previste e invece avrebbero garantito un netto miglioramento della qualità di vita e una diversa condivisione di città.


Pip, “area di parcheggio”
Di contro l’impronta per il consumo del suolo è devastante. Su 213 mln di euro nel triennio il 54,82% sarà destinato a opere stradali o comunque nuovo costruito mentre solo l'8,82% al recupero, restauro e manutenzione dei beni culturali.
Considerate queste premesse, c’è da credere che forse sia un bene che questa Amministrazione si stia dimostrando incapace di intercettare risorse visto come pensa di spenderle, proseguendo l'opera devastante iniziata da quelle precedenti.
A conferma di un trend che cristallizza orientamenti di vecchia politica, distante dalle reali esigenze del territorio, si rileva che nel programma delle opere pubbliche vengono previste decine di milioni di euro da investire nell'area PIP (divenuta costosissima “area di parcheggio”) con relative infrastrutture di collegamento nonostante di industrie se ne vedano poche, e forse non appaiono più la soluzione ai problemi economici, né tantomeno sarà mai più realizzata la tanto strombazzata piattaforma logistica (la sconfitta di questa ipotesi realizzativa, unita al “ciao” di Poste Italiane e del suo Data Center, furono la dimostrazione più evidente della debolezza del ceto politico e della sua assoluta mancanza di potere contrattuale).
Meno investimenti, dunque, in opere relative all’area PIP (basta molto meno delle cifre preventivate considerando che non appare quella la migliore pista di lancio della città sulla strada dello sviluppo) e pensare seriamente a consentire che buona parte delle varie aree PIP, non solo della città, vengano destinate invece alla ripresa dell’agricoltura e all’avvio di aziende agricole innovative, organizzate e gestite da giovani imprenditori.
Occorrerebbe modificare la cultura che fa da sfondo a certe importanti scelte, che peraltro non possono essere organizzate solo nell’ambito di settori tecnici ma maturate soprattutto seguendo un pensiero e un’idea di città, descritta in parte nel programma di mandato del nuovo sindaco.


“Rete Campus” chiede di:
  • ripensare e rimodulare il programma delle opere pubbliche, o riconvertirne per il futuro l’orientamento, con senso di responsabilità soprattutto rispetto ai giovani cittadini;
  • ridurre l’impatto delle nuove costruzioni su una urbanizzazione già sovradimensionata;
  • adeguare le proporzioni del piano di spesa in funzione di interventi più decisi a favore della qualità della vita e la valorizzazione dei beni culturali e della promozione turistica come strumenti di crescita sociale ed economica;
  • aprire canali di confronto con le realtà espressioni della società civile su certe scelte fondamentali, e fare in modo che non accada più quanto successo nel   caso della stesura del “regolamento dei beni comuni”, richiesto con forza dal popolo delle associazioni e del volontariato ma redatto senza aver ascoltato nessuna componente di questo articolato mondo.

Benevento, 4 maggio 2017

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