sabato, febbraio 07, 2015

Mons. Romero beato





Mons. Oscar Romero è beato. Il processo canonico è terminato e papa Francesco ha firmato il decreto di beatificazione. E’ una notizia che riempie il cuore di gioia di tutto coloro che in questi 35 anni passati dal giorno della sua uccisione nella cattedrale di San Salvador, il 24 marzo 1980, hanno ritenuto il vescovo Romero un martire della fede.
La causa di beatificazione ha subito ritardi per l’incomprensione del suo ministero evangelico a favore di poveri. Accusato di essere troppo vicino alle istanze della teologia della liberazione, allora vista con sospetto, mons. Romero era un pastore che difendeva i poveri dall’oppressione, dalla violenza e dall’ingiustizia, e chiedeva ai ricchi di convertirsi.
Così lo storico Roberto Morozzo della Rocca, biografo di mons. Romero, ricostruisce la vicenda:
«Il contesto è quello di una persecuzione in atto contro il clero e i fedeli nella Chiesa di San Salvador. E Romero non voleva distinguersi dalla loro sorte. Già sei preti, sul centinaio che contava l’arcidiocesi, erano stati uccisi e molti altri maltrattati e minacciati. Centinaia di catechisti erano stati assassinati, soprattutto nelle zone rurali. In certe parrocchie era diventato pericoloso andare a Messa, si rischiava di essere presi, di scomparire all’uscita. Ma pure si era arrestati con il rischio di sparire nel nulla quando nelle perquisizioni in casa i soldati trovavano una Bibbia o una fotografia di Romero».
Padre Jesus Delgado, che di mons. Romero fu segretario personale, testimonia che:
«Mons. Romero ha preso ad amare i poveri alla luce del Vaticano II e di Puebla, ma allo stesso tempo e con la stessa intensità mai ha smesso di amare i ricchi. Chiedeva la conversione di tutti».
La testimonianza di vita di mons. Romero, fedele interprete del Vangelo, del Concilio Vaticano II e delle istanze del suo popolo, è di esempio per tutti noi, per approfondire sempre più la nostra fede in Gesù e la nostra azione con e per i poveri, lottando contro le mafie e la corruzione, che sono il cancro delle nostre società e che richiedono una nuova resistenza, un presidio democratico fermo e deciso di fronte a questa piaga che frena lo sviluppo delle nazioni, tra cui anche l’Italia.

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