venerdì, febbraio 14, 2014

Palinodia di un ottuagenario. di Bartolo Ciccardini

È la prima volta che mi succede. Ieri mattina mentre si riuniva la direzione del Partito Democratico, mi sono messo a scrivere l’editoriale di questo piccolo giornaletto in cui spiegavo lucidamente ed incontrovertibilmente che Letta doveva resistere fino alla fine delle tre riforme di Renzi e che Renzi doveva assicurarsi di prendere la Presidenza del Consiglio dopo una vittoria elettorale. Con argomenti seri, lucidi ed incontrovertibili. Dopo, non mi sono più occupato della cosa, perché ho passato l’intero pomeriggio a parlare del passato della politica italiana con una giovane studiosa, amica dei miei amici di Berlino. All’improvviso nel tardo pomeriggio il mio amico Pino Ferrarini mi telefona e mi annuncia che Letta si è dimesso! Mi chiede spaventato: “Che cosa succede adesso?”. Buona domanda, a cui sono completamente impreparato. 
 Ho sbagliato tutte le analisi e non ho capito nulla di quello che stava succedendo. Non voglio fare recriminazioni e soprattutto non voglio fare il processo a Renzi, perché mi sembra convinto di quello che ha fatto. Quando ha detto: “Ragazzi, niente brindisi, perchè qui rischiamo tutto”, ho capito che merita rispetto. 
 C’è un solo argomento che spiega la decisione. Evidentemente Napolitano si è reso conto che l’attesa prolungata di questi mesi di intensa campagna elettorale, reiterata da sei mesi di Presidenza europea, non avrebbe potuto resistere alla febbre eversiva che sta salendo nel Paese. Ed ha decisamente buttato in acqua il bambino che ancora non sa nuotare. 
 Non mi preoccupo per Enrico Letta. 
Anche con la DC i Presidenti del Consiglio duravano pochi mesi, ma a quei tempi, da buoni contadini, del maiale non buttavamo niente: tutti restavano utili per una prossima volta. Ed alcuni come Colombo ed Andreotti sono rimasti utili fino alla fine, importanti a determinare maggioranze risicate al Senato. 
 Purtroppo nel PD non è così. Si buttano via i Presidenti del Consiglio ed i leader con troppa facilità. Ed il nostro augurio per Enrico Letta è che non si preoccupi molto per l’ingiustizia apparente che lo ha colpito perché, secondo me, si sono aperte per lui le porte del Quirinale, se tutto andrà peril meglio. 
 Ed ora tratteniamo il fiato, perché Renzi dovrà fare un triplice salto mortale carpiato con avvitamento e senza reti. Dio gliela mandi buona! Renzi è una grande risorsa. Ha superato bene prove non facili, come fare il Presidente di una provincia non certo facile, avendo alle spalle un partito molto difficile ed un elettorato bizzoso. Dopo di ché ha conquistato un Comune ed è diventato Sindaco di una città importante e visibilissima. 
Ricordiamoci che Firenze è una delle dieci cose che in qualsiasi angolo del mondo si conoscono a proposito dell’Italia, assieme a Roma, al Papa, al fascismo, alla mafia, a Michelangelo e alla pizza. È un buon politico: il discorso che ha fatto quando fu sconfitto nelle primarie per le elezioni del 2012 è un pezzo da antologia, in cui lui dimostra di avere la stoffa. Con le primarie del 2013 ha dimostrato di avere un buon rapporto con l’elettorato e di avere il dono della comunicazione. Sembra avere molte idee e certamente ha coraggio. Sarà all’altezza del compito? Glielo auguriamo e soprattutto ce lo auguriamo. 
Ma la sua più grande forza è che non ci sono alternative credibili. Potete immaginare un ritorno di Berlusconi con la maggioranza assoluta? Potete immaginare che il popolo italiano decida di farsi rappresentare nella comunità internazionale da Grillo? Potete immaginare una “Grande Coalizione” nel quadro rovinoso della politica italiana? 
Questa è la vera forza di Renzi, a cui auguriamo una splendida vittoria. Naturalmente avrà le medesime difficoltà che ha avuto Letta ed altre ancora, accresciute per le inimicizie che susciterà con il suo tentativo. Le deve aver messe in conto quando ha accettato di rischiare il tutto per tutto, di entrare in campo, lasciando la panchina, senza avere fatto il necessario riscaldamento. 
 E tutte le obiezioni che avevo scritto ieri le metto nel cassetto, fidando ancora una volta nell’intelligenza politica di Napolitano, che appare sempre più la bussola necessaria per il nostro burrascoso e notturno navigare.

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