Prandelli: «Andiamo a Quarto sapendo che la gente ha bisogno di immedesimarsi nella Nazionale che è la squadra di tutti,la squadra degli italiani. E in questo siamo stati al passo con i tempi. Noi non possiamo permetterci di vivere in una torre d'avorio ed è per questo che non ci siamo mai sottratti a qualsiasi tipo di invito. Pur sapendo che si trattava e si tratta di qualcosa di impegnativo, ma anche di significativo. Come è allenarsi sul campo della squadra che prima era di proprietà di un boss e ora non lo è più»
L’allenamento allo stadio di Quarto, dove gioca la squadra locale diventata un simbolo della lotta per la legalità si terrà lunedì. «Senza dimenticare - spiega Antonello Ardituro - la battaglia di chi vive nella Terra dei fuochi»
Luigi Cuomo (Sos Impresa) e il pm della Dda Antonello Ardituro
dialogano con i giornalisti Nello Mazzone e Mario Pepe
sul Quarto Calcio alla vigilia della visita della nazionale di calcio italiana
mercoledì 9 ottobre ore 18,00
Pan, via dei Mille 60 - Napoli
Da strumento nelle mani della malavita organizzata a simbolo di legalità. Succede al Quarto Calcio, società sportiva fino a due anni fa sotto il controllo del locale clan camorristico Polverino. Una svolta radicale voluta dagli stessi magistrati - su tutti il pm Antonello Ardituro - che hanno indagato e portato a processo l’organizzazione criminale del piccolo paesino in provincia di Napoli. Oggi il Quarto Calcio è una realtà nuova pronta a giocare fino in fondo la partita della legalità, una delle tante “storie resistenti” della Campania che non si arrende ai soprusi, all'arroganza, alla violenza criminale.
La storia del “Quarto Calcio” è stata al centro dell'incontro tra Luigi Cuomo (Sos Impresa) e il pm della Direzione distrettuale antimafia Antonello Ardituro, moderato dai giornalisti Nello Mazzone e Mario Pepe ieri mercoledì 9 ottobre alle ore 18, presso il Palazzo delle Arti di Napoli “Pan” in via dei Mille 60, nell'ambito del progetto “In viaggio con la Méhari”, (consulta il sito www.inviaggioconlamehari.it) che a partire dall'auto di Giancarlo Siani, il cronista ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, accende i riflettori sui temi della libertà di stampa e delle vittime innocenti della criminalità.
Mentre le parole acquistano vita, sostanza, contenuto sullo sfondo della Mehari si sono composte su di uno schermo proiettati da un fascio di luce immagini e articoli della vita di Giancarlo Siani dedicata al diritto di cronaca. E' parte dell'installazione curata dall'architetto Antonella Palmieri, di cui la Mehari è simbolo integrante, dove la narrazione della storia di Giancarlo Siani è grimaldello per approdare al tema della libertà di stampa e delle libertà.
Presenti all'incontro Pasquale Orlando, segretario nazionale della FAP ACLI e Pino Vitale Presidente Nazionale del CTA che hanno espresso al pm Antonello Ardituro e al presidente Luigi Cuomo la volontà delle associazioni di sostenere e diffondere il messaggio di rinascita sociale e civile della Nuova Quarto.
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