“Il dialogo tra le generazioni è indispensabile per il paese – ha affermato Pasquale Orlando, Segretario nazionale della FAP concludendo il seminario del nord est promosso dalla FAP ACLI di Verona –“la FAP investe su questo tema la sua identità sindacale ed associativa”.
Giovani e anziani possono sembrare categorie contrapposte, ma mai come adesso i destini degli uni sono strettamente legati a quelli degli altri. Per questo la FAP, Federazione anziani e pensionati delle Acli ha voluto dedicare il proprio seminario di studi, in corso ieri e oggi al Centro Carraro, alla presenza dei vertici delle FAP Acli di Veneto, Trentino e Lombardia, al confronto generazionale.
«L'idea è di discutere i problemi degli anziani, sempre più fascia debole della popolazione», spiega il segretario provinciale FAP ACLI Francesco Roncone, «mettendoli però a confronto con quelli dei giovani, per superare quello che potrebbe sembrare un conflitto, ma che è, invece, un'opportunità».
E a oggi sembra che sia le persone più avanti con gli anni, che i giovani sotto i 35 anni non se la stiano passando troppo bene. «Il 36 per cento dei giovani non trova un'occupazione e il 44 per cento dei pensionati vive con meno di mille euro al mese. E di questi il 13,3 per cento ha una pensione inferiore ai 500 euro», prosegue Roncone. E aggiunge: «Non si può sopravvivere così e infatti quest'inverno in tanti hanno patito il freddo, pur di non accendere il riscaldamento, che non possono permettersi di pagare. Abbiamo otto milioni di persone sull'orlo della povertà e la metà di questi sono pensionati. Il welfare non li sostiene e l'azzeramento dei fondi statali per la non autosufficienza non ha certo aiutato».
I giovani però non se la passano molto meglio, tanto che i nonni, insieme ai genitori, sono diventati per loro l'unica forma di paracadute sociale, come spiega Emiliano Galati, segretario regionale della Felsa-Cisl, Federazione lavoratori somministrati autonomi atipici: «Precario è una parola generica. Il termine tecnico è "lavoratore atipico". Che già contiene qualcosa di poco accattivante. Discriminante, quasi. Sono oltre 4 milioni gli atipici attualmente o recentemente occupati. E sono nei guai. Il reddito annuo di un lavoratore a progetto è stato nel 2012 di 8.809 euro, qualcosa come 734 euro lordi al mese. Questa situazione», prosegue Galati, «determina un presente di rinunce e un futuro incerto, sia come carriera sia come guadagni. Nel 2012 il 78 per cento delle nuove assunzioni è stato a carattere temporaneo, mentre a Verona il tasso di disoccupazione tra gli under 35 è al 22 per cento, un numero altissimo per la nostra realtà. E l'aumento dell'età pensionabile non aiuta certo l'inserimento dei giovani».
Galati ha però anche una proposta per agevolare la staffetta generazionale. «Un part time in cui si alternano giovani e meno giovani, finché questi ultimi non vanno in pensione, lasciando definitivamente il posto».
Al confronto ha preso parte Elio D'Orazio, coordinatore italiano di Age Platform la piattaforma europee che raggruppa milioni di pensionati e anziani nel vecchio continente esponendo le linee comunitarie sul dialogo tra le generazioni e l'invecchiamento attivo.
«Sembra sempre di assistere alla spartizione di una coperta che è diventata troppo corta», osserva l'assessore comunale ai Servizi sociali Anna Leso, intervenuta ieri al seminario, «servono nuovi spunti».
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