domenica, aprile 07, 2013

Fine del segreto bancario: conti correnti sotto la lente del Fisco



Nel rapporto tra Fisco e contribuenti nulla sarà più come prima. In questi giorni, infatti, le Entrate stanno ultimando le direttive di una delle innovazioni più importanti nel panorama dei poteri attribuiti all’amministrazione pubblica di fronte alle finanze dei cittadini. In parole povere il segreto bancario non esisterà più e il Fisco avrà l’ultima parola in fatto di controlli su conti correnti, depositi titoli e quant’altro possa far risalire alla presenza di un capitale finanziario. La novità non è di poco conto se si pensa che fino al 2011 l’Agenzia delle Entrate aveva un raggio d’azione ben più limitato nell’ambito delle ispezioni riguardanti i rapporti finanziari intrattenuti fra i cittadini e gli operatori del credito.
Per l’esattezza, l’obbligo di inviare all’amministrazione i dati relativi ai conti correnti dei clienti, si limitava alla sola comunicazione dell’apertura o della chiusura di un certo rapporto, senza però entrare nello specifico delle somme effettivamente depositate o movimentate. Queste erano infatti informazioni ulteriori di cui l’Agenzia avrebbe potuto entrate in possesso unicamente dopo un’esplicita richiesta alla banca, al fine di esaminare la reale liquidità accumulata da un certo contribuente sul quale pendessero fondati sospetti d’evasione. La persona, insomma, di cui si andavano a “spiare” le finanze, doveva essere un soggetto a rischio.
Al contrario, con la nuova normativa anti-evasione introdotta dal Governo Monti (articolo 11, commi 2 e 3 del Dl 201/2011, poi convertito nella legge 214/2011), viene fatta piazza pulita delle vecchie regole, e il velo di segretezza che circondava l’esclusività, per così dire, del rapporto fra correntista e istituto creditizio viene a mancare del tutto. A mettere in pratica le disposizioni della manovra Monti è giunto il provvedimento del direttore delle Entrate Attilio Befera, che ha comunicato ufficialmente l’obbligo, per tutti gli operatori finanziari (banche, poste, imprese di investimento, ecc), di far sapere all’Agenzia tutti i dati relativi alle movimentazioni di conti correnti, depositi titoli, gestioni patrimoniali e certificati di deposito.
La differenza rispetto a prima è dunque evidente, dal momento che il Fisco avrà adesso l’opportunità di prendere visione dell’effettiva entità dei capitali contenuti nei singoli rapporti. I dati saranno inviati direttamente, senza che l’amministrazione debba scomodarsi a richiederli, e potenzialmente ogni euro depositato, trasferito o prelevato, andrà ad arricchire la già sconfinata banca dati di cui lo Stato dispone per inchiodare chi non paga le tasse. A finire nel flusso saranno il codice fiscale della persona, il numero identificativo del rapporto, il saldo iniziale e quello finale (al 31 dicembre o alla data di chiusura), più le eventuali movimentazioni. Saranno comunicati inoltre i dati di bancomat e carte di credito, i buoni fruttiferi, le operazioni extra-conto e gli accessi annuali alle cassette di sicurezza. Praticamente tutto.
Detto questo va comunque specificato, soprattutto a beneficio di quanti potrebbero preoccuparsi all’idea di avere il conto corrente spiato dagli ispettori delle Entrate, che le procedure di controllo, esattamente come accade per il redditometro, non saranno di per sé sinonimo di accertamento. Le ispezioni, in altri termini, serviranno a selezionare una lista di soggetti potenzialmente a rischio evasione, e si concentreranno principalmente su quei rapporti dove risulterà con evidenza un cospicuo arricchimento del soggetto. Va da sé, quindi, che il normale pensionato o il lavoratore dipendente con la loro giacenza in banca o alle poste, non corrispondono al profilo ideale del soggetto che potrebbe finire sotto osservazione.
Per quanto riguarda poi le tempistiche di invio, inizialmente era stato fissato un calendario più stringente rispetto a quello definitivo stabilito nell’ultimo incontro (del 7 marzo scorso) fra le Entrate e le associazioni di categoria delle banche e degli altri operatori. Si comincerà coi dati riguardanti il 2011, che dovranno essere spediti entro il prossimo 31 ottobre, mentre le informazioni relative al 2012 dovranno pervenire entro il 31 marzo 2014. A regime, invece, il limite entro il quale dovranno essere inviate le informazioni è stato fissato al 20 aprile dell’anno successivo a quello cui si riferiscono le informazioni stesse. Di conseguenza per i dati relativi al 2013, il termine scadrà il 20 aprile 2014.

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