martedì, aprile 24, 2012

Fusco: il settore socio assistenziale, ingabbiato nel più ampio calderone delle politiche previdenziali e del lavoro e sacrificato sull’altare delle plusvalenze assegnate alla sanità

COMITATO REGIONALE F.A.P. ACLI CAMPANIA

“La crisi economica che sta investendo l’intero occidente ed il nostro Paese in modo particolare, sortisce i suoi più controversi e negativi effetti proprio sulle politiche di welfare che continuano ad essere considerate un “costo” improduttivo nella cultura capitalistica e liberista più estrema. Per cui i primi tagli apportati dalle recenti leggi finanziarie sono stati applicati proprio al settore socio assistenziale, ingabbiato nel più ampio calderone delle politiche previdenziali e del lavoro e sacrificato sull’altare delle plusvalenze assegnate alla sanità”. Esordisce così, il Segretario regionale della Federazione dei Pensionati FAP ACLI Prof. Emilio Fusco, nell’importante convegno su che si è svolto il giorno 5 u.s. presso i locali del Ristorante HEAVEN sul Litorale Magazzeno di Pontecagnano, evidenziando in tutta la sua drammaticità le ricadute delle recenti politiche dei tagli sulle fasce sociali più deboli e tra questi, appunto, le persone anziane non autosufficienti. Ai Segretari e dei delegati delle Federazioni Provinciali degli anziani aclisti della Campania intervenuti all’incontro regionale, il Segretario Regionale Fusco ha voluto fornire una articolata e puntuale argomentazione sul tema invitando il Dr. Antonio Nuzzolo, sociologo ed esperto di progettazione sociale, il quale nella sua relazione si è soffermato in modo puntuale sull’attuale situazione in cui versa il welfare campano in materia di sostegno ai cittadini non autosufficienti, evidenziando le contraddizioni che si possono rilevare mettendo a confronto, ad esempio, l’Obiettivo di servizio S06 enunciato nel POR Campania 2007-2013 in materia di assistenza domiciliare, che invita la Regione Campania ad incrementare la percentuale minima delle assistenze domiciliari a favore degli anziani non autosufficienti, passando dalla media attuale che si attesta all’1,2% ad una media del 3,5% delle prestazioni domiciliari sull’intera popolazione anziana. Di contro si registra, già a partire dalla prossima annualità, l’azzeramento del Fondo per la non autosufficienza (FNA), introdotto con legge n. 296 del 27.12.2006, e finalizzato a garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali a favore di persone non autosufficienti, peraltro attivato dalla Regione Campania nell’ambito Programma attuativo sulle domiciliarietà e per la copertura delle spese compartecipate dai Comuni e dagli utenti sulle prestazioni comprese nei L.E.A. (livelli essenziali di assistenza) all’allegato 1 C del DPCM del 29/11/2001. Tutta la partita riguardante le diverse forme di assistenza a favore delle persone non autosufficienti e lo svuotamento delle risorse economiche, rischia di vanificare il percorso di riforma avviato con l’approvazione della Legge 328/2000 e, successivamente ratificata con la legge regionale n. 11/2007, attraverso la quale si è cercato di costruire un sistema infrastrutturale materiale ed immateriale di servizi alla persona su tutto il territorio regionale. Il Dr. Nuzzolo, continuando la sua relazione, evidenzia la riduzione di risorse, peraltro enunciata nella legge di stabilità del 2011, relativa al Fondo nazionale politiche sociali che per il 2011 ammonta, complessivamente a 218 milioni di euro mentre per il 2012 a soli 70 milioni. La riduzione delle risorse disponibili è stata progressiva se si considera che nel 2008 il Fondo ammontava a 929,3 milioni, nel 2009 a 583,9 milioni, nel 2010 a 453 milioni. La quota destinata alla Regione Campania, per il 2011, è di 17 milioni di euro con i quali sarà finanziata la prima annualità della prossima programmazione triennale. Inoltre, il tanto paventato federalismo fiscale che sostituirà il gettito di risorse nazionali, muterà radicalmente il modello di distribuzione delle risorse fiscali sul territorio italiano. Secondo quanto stabilito dalla legge delega n. 42 del 5 maggio 2009, i trasferimenti alle regioni e ai comuni non verranno più effettuati sulla base della spesa storica consolidata, ma sulla base del calcolo dei costi standard. Si ridurranno, quindi, i trasferimenti alle regioni e verrà introdotto il principio della territorialità dei prelievi fiscali, affidando agli enti locali la possibilità di disporre di maggiori entrate attraverso le imposte regionali e comunali. Il tutto lascia presagire un futuro poco confortante per le politiche a favore degli anziani più fragili, per cui si rende necessario, secondo il Dr. Nuzzolo, contenere i fattori di rischio che riporterebbero tutto il comparto dell’assistenza indietro di cinquant’anni, in primo luogo recuperando l’azione propositiva dell’associazionismo di categoria attraverso la costruzione delle reti di solidarietà sociale tese a rigenerare quel “valore sociale aggiunto” su cui si poggiava e si poggia tutt’ora la stessa riforma del welfare in Italia. E’ necessario tornare ad agire, compensando i vuoti che lo Stato e gli Enti Locali non sono in grado di coprire in termini di risorse e servizi, innestando la solidarietà ed il volontariato nel tessuto sociale delle singole Comunità locali. In secondo luogo, operare affinchè il principio di sussidiarietà, sperimentato dopo l’approvazione della Legge 328/2000, possa divenire il terreno di un reale confronto per promuovere la coesione sociale sui territori, partendo dall’assunto che non è vero che un autentico welfare universalistico non possa essere sostenibile finanziariamente e non è vero che in Italia si spende troppo per le politiche sociali. Invece si spende troppo poco. Al netto della spesa previdenziale, l'Italia ha una spesa inferiore alla media europea per i giovani, i servizi per l'infanzia, la famiglia, la casa, la scuola e per le politiche “assistenziali” in genere. Ed è anche questa una delle cause della crisi. Proprio la fragilità della coesione sociale, delle relazioni sociali, dei servizi pubblici volti a soddisfare i diritti costituzionalmente garantiti espone l'Italia -più di altri paesi- alle conseguenze sociali della crisi. Inoltre non solo il welfare è un insieme di interventi volti a garantire dei fondamentali diritti, ma è anche uno strumento per rendere la nostra economia più competitiva, di qualità, innovativa. Un buon sistema di welfare e una buona e economia si sostengono a vicenda. Invece un welfare compassionevole si accompagna solitamente ad un'economia rapace, lesiva dei diritti, egoista. Ecco perchè il welfare è un investimento, non una spesa. In chiusura, il Segretario Regionale Emilio Fusco, proprio per confermare l’impegno concreto della FAP ACLI Campana, ha lanciato la proposta di organizzare nei prossimi mesi un Convegno di studi a livello regionale con i massimi rappresentanti del settore, tra dirigenti, funzionari ed operatori dei servizi pubblici e del privato sociale, rappresentanti del governo nazionale ed esperti di welfare in ambito universitario, con lo scopo di produrre un Documento programmatico quale piattaforma per fronteggiare la condizione degli anziani e delle persone non autosufficienti in questo periodo di crisi economica.

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