domenica, dicembre 04, 2011

FAP Acli: “In pensione dopo 43 anni? Un obolo dei poveri alle casse pubbliche”

Il segretario nazionale Pasquale Orlando: “Netta contrarietà alle ipotesi di riforma del Governo,

sì ad un confronto autentico con le parti sociali”

Roma, 3 dicembre 2011 - “Le anticipazioni relative alla nuova riforma delle pensioni che il governo si accinge ad approvare fanno pensare ad un approccio ai temi della previdenza basato sulla volontà di fare esclusivamente cassa con le pensioni. Così facendo è evidente che il tema del sostegno ai giovani viene usato solo strumentalmente e non per dare risposte effettive”. Lo afferma Pasquale Orlando segretario nazionale della Fap – Federazione anziani e pensionati Acli, che chiede “un confronto autentico” tra esecutivo e parti sociali.


I giornali – prosegue - parlano di una riforma che prevede il blocco dell'adeguamento all'inflazione delle pensioni in essere, che colpirebbe le fasce più deboli, già impoverite dalla caduta del potere d'acquisto di salari e pensioni. Sarebbe un provvedimento che aggraverebbe le condizioni di vita dei pensionati e delle famiglie popolari, che si sono fatte sempre più difficili, con effetti anche sulle condizioni generali del Paese, segnate dalla caduta dei consumi e delle dinamiche recessive ".

“Esprimiamo – continua il segretario nazionale della Fap Acli - netta contrarietà anche all' ipotesi di portare a 43 gli anni di contribuzione necessari per accedere alla pensione di anzianità. I lavoratori - protesta pasquale Orlando- non avrebbero nessun aumento alla pensione, in pratica lavorerebbero gratis. E' un obolo, una donazione alle casse pubbliche da parte dei più poveri. Vorremo invece sapere qual è il conto che debbono pagare i ricchi.”

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