sabato, agosto 13, 2011

Prestigiacomo: «Lo stop al Sistri è regalo alle ecomafie»

Ancora uno “strappo” tra il ministro dell’Ambiente e il Governo. Stefania Prestigiacomo affida a una nota tutta la sua indignazione per la “gravissima e inaspettata norma contenuta nella manovra che cancella il Sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Un vero e proprio regalo alle ecomafie”.

Dopo le ventilate dimissioni dal suo dicastero e dal Pdl, nel dicembre scorso, è di nuovo tensione tra la Prestigiacomo e l’esecutivo, stavolta su un tema complesso e purtroppo sempre attuale in talia come la gestione del ciclo dei rifiuti. A due anni dall’entrata in vigore della normativa sul controllo informatico della movimentazione dei rifiuti, l’esecutivo intende abrogare la norma e tornare al precedente sistema cartaceo, in nome “della semplificazione amministrativa”.

Prestigiacomo_SISTRI

Ma il ministro dell’Ambiente non ci sta, e sottolinea l’incongruenza tra parole e fatti: “A parole sosteniamo di voler risolvere il problema dei rifiuti che vede mezza Italia in emergenza ma poi facciamo i regali alla criminalità organizzata.Mi appello al senso di responsabilità di tutti affinchè si possa correggere questo clamoroso autogol”, si legge nella nota diffusa dal ministero.

Il sistema SISTRI (Sistema Informatico sulla Tracciabilità dei Rifiuti) è stato introdotto nel nostro ordinamento nel dicembre 2009, in attuazione dell’articolo 189, comma 3-bis del Codice dell’Ambiente del 2006. Per il settore della raccolta e smaltiento dei rifiuti ha rappresentato un importante cambiamento, poiché ha permesso di superare il sistema cartaceo imperniato su tre documenti (il Formulario di identificazione dei rifiuti, il Registro di carico e scarico e il Modello unico di dichiarazione ambientale MUD), a favore del monitoraggio in tempo reale di ogni fase della gestione dei rifiuti, per via informatica. Una procedura vantaggiosa in termini di prevenzione delle illegalità, fiorenti nel settore, che adesso potrebbe essere “spazzata via”, è proprio il caso di dire.

Martina Damiani

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