NAPOLI - «Sono stati bloccati dai carabinieri gli operatori sociali del comitato 'Il welfare non è un lusso' che stanno manifestando pacificamente dalle prime ore di questa mattina negli spazi antistanti il Maschio Angioino, dopo aver trascorso un'altra notte barricati nel castello. Gli operatori erano intenti a fare un'azione di soft walking quando si sono visti sbarrare la strada da un reparto di carabinieri in tenuta antisommossa, di fronte ai quali hanno alzato tutti le braccia per segnalare il carattere pacifico della loro protesta.
Pochi minuti prima, alcuni di loro erano saliti su una gru del cantiere della metropolitana di fronte Palazzo San Giacomo, per appendere uno striscione con lo slogan della vertenza», si legge in una nota. «Nonostante siano più di trecento gli operatori che ogni giorno, da diverse città della regione, si stanno spostando al Maschio Angioino (diventato, insieme all'ex manicomio Leonardo Bianchi, il simbolo della protesta) ancora nessuna risposta è arrivata dalle istituzioni: il Comune di Napoli, che aveva promesso di sbloccare la questione della cessione del credito entro il 31 gennaio scorso, non ha fatto ancora nulla nè ha fornito alcuna informazione neanche per quanto riguarda la deroga al meccanismo del crono- logico, che permetterebbe di saldare prioritariamente i debiti per i servizi sociali e socio-assistenziali, e la Regione Campania tiene ancora bloccati i trasferimenti dei fondi per il sociale a causa di un intoppo burocratico, mentre il Governo nazionale, interpellato attraverso alcuni deputati e senatori, non ha mostrato alcun interesse per l'emergenza campana, e il ministro delle Politiche Sociali Sacconi ha solo dichiarato di non essere competente per il welfare napoletano e campano».
«Forse credono che ci stancheremo - ha detto il portavoce della vertenza, Sergio D'Angelo - ma noi intendiamo continuare a difendere a oltranza il diritto al lavoro degli operatori e alla salute e alla cura di migliaia di utenti. Per avendo fornito servizi stabili e duraturi negli anni, il nostro lavoro è in bilico e sospeso come lo sono gli operatori sospesi oggi sulla gru».
Ma la novità è che i vescovi dela Campania sono scesi in campo compatti per difendere il sisetma del welfare nella regione. Per i vescovi della Campania, infatti, «sta assumendo proporzioni intollerabili» la situazione del welfare in regione. Con una nota, la conferenza episcopale campana lancia l'allarme sulla vertenza condotta dagli operatori dei servizi sociali:
le istituzioni, è l'appello della Chiesa, devono «superare i particolarismi e non disperdere le proprie energie in un rimpallo delle responsabilità che non giova al benessere dei cittadini più deboli».
Occorre, secondo i vescovi, che le istituzioni collaborino «in un dialogo costruttivo per individuare azioni precise di uscita dall'emergenza economica del settore e concrete opportunità di soluzione della crisi del settore socio-assistenziale».
La conferenza episcopale campana fotografa con toni preoccupati la situazione: «Si registrano gravi ritardi (più di due anni) dei pagamenti per alcuni servizi fondamentali: case-famiglia, centri diurni e semiconvitti, assistenza domiciliare e scolastica. Tutto ciò ha portato l'intero settore socio-assistenziale ad una crisi di dimensioni spaventose. Molti servizi sono chiusi o stanno chiudendo e le persone più deboli ritornano nelle strade; molte comunità per minori chiudono; gli operatori sociali impegnati in tali servizi non percepiscono da mesi uno stipendio; sono già circa duemila gli operatori sociali senza lavoro per questo motivo».
«Siamo preoccupati per i più deboli. Mentre le istituzioni responsabili (Regione Campania, Comune di Napoli, altri Comuni della regione, Asl) si rimbalzano la responsabilità e manifestano l'incapacità o la mancata volontà di lavorare insieme per il bene comune, a pagare sono i più poveri», dicono ancora i vescovi.
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