sabato, gennaio 08, 2011

2011: Anno europeo del volontariato






Mentre volge al termine l’Anno europeo 2010 della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, cresce l’attenzione per il 2011, Anno europeo del volontariato. Nel documento di indirizzo per l’Italia si stabilisce il quadro delle motivazioni, gli obiettivi e le coordinate generali delle azioni da intraprendere. Si sottolinea in particolare come secondo la Carta dei valori del volontariato “la gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile”.
In questa luce risulterebbe dunque riduttivo misurare l’apporto dei volontari solo in termini di valore economico (5% del PIL, secondo le stime ufficiali). Ciò che deve essere valorizzato è invece l’apporto qualitativo, di innovazione e sperimentazione sociale che l’azione volontaria produce. Tra i molteplici aspetti positivi del volontariato si segnalano infatti l’occupazione, l’inclusione sociale, il rapporto fra le generazioni e il sostegno agli strati emarginati della popolazione. Va inoltre riconosciuto il ruolo del volontariato come agente di cittadinanza attiva e di democrazia partecipativa e il suo impatto sullo sviluppo delle politiche attive del welfare.
Come è noto in Italia il volontariato è disciplinato dalla Legge quadro sul volontariato n. 266 del 1991, ed è una delle forme organizzative presenti nel terzo settore. Per questo sarebbe veramente interessante se tutto l’associazionismo (in particolare quello cattolico) si facesse promotore di iniziative finalizzate a coniugare sul piano educativo e culturale i due temi del dono e del volontariato alla luce della Caritas in veritate di Benedetto XVI, secondo cui la logica del dono dovrebbe entrare nel mercato e superare la sola logica mercantile. L’obiettivo è quello di civilizzare l’economia e di andare oltre la dialettica mercato-Stato, creando nuove forme di democrazia, partecipazione, redistribuzione e socialità nell'attività economica. Nell’enciclica vengono infatti esplicitamente elogiate le attività non profit, anche al di là del cosiddetto Terzo Settore e si avanza l’auspicio che «l’intera economia e l’intera finanza siano etiche» (n. 45).
Possiamo dunque ritenere che l’Anno europeo delle attività di volontariato che promuovono la cittadinanza attiva (2011) possa rappresentare indubbiamente una grande occasione per il tessuto sociale italiano di costruire azioni e percorsi condivisi e partecipati.
Forse è ancora presto oggi per palare di cyber-volontariato, ma la tendenza in atto va nella direzione di un volontariato di nuova generazione che riesce a coniugare i valori di ieri con i linguaggi digitali e telematici di oggi, facendo sintesi fra etica, civismo e nuove tecniche della comunicazione sociale (mediattivismo). Alludiamo concretamente alla diffusione dei social network come Face-book, Twittere e YouTube e allo sviluppo del cosiddetto WEB 2.0 le cui conseguenze sono già evidenti nella vita sociale.
Due sono i concetti che nel Documento di indirizzo per l’Italia vengono ritenuti prioritari: empowerment e mainstreaming.
Il concetto di empowerment sta a significare quel processo dell'azione sociale attraverso il quale le persone, le organizzazioni e le comunità acquisiscono competenze sulle proprie vite, al fine di cambiare il proprio ambiente sociale e politico per migliorare l'equità e la qualità della vita. Mentre il concetto di mainstreaming indica quel processo dell’azione sociale attraverso il quale le differenze e le prassi innovative acquisiscono centralità e protagonismo nell’insieme delle politiche pubbliche.
A nostro avviso, tuttavia, un elemento forse di maggiore rilievo è il carattere di autonomia e politicità del volontariato in quanto espressione del civile. In tal senso il volontariato non si fa strumentalizzare da nessuno e non è disposto a scendere a compromessi. Sa di dover dire molti NO quando si tratta di riempire i vuoti e sostituire le inadempienze delle amministrazioni pubbliche. Un volontariato tappabuchi infatti non servirebbe a nessuno perché avrebbe perso la sua dignità. Il cittadino volontario non è tanto colui che non si arrende e sa resistere, quanto piuttosto colui che ha la forza d’animo e il coraggio civile per reagire ad ogni trauma ed emergenza, dando vita ad una rinascita e ad una ri-generazione sociale.

Nessun commento: