(di Giulio Riccio da la Repubblica Napoli)
Assessore comunale alle Politiche sociali
Se c’è un pasticcio va chiarito. Il tormentone agostano intorno a Napoli Sociale, su cui torna Giovanni Laino ieri su queste pagine, si è basato su notizie false somministrate in modo incolpevole dai quotidiani locali e ruota intorno a un equivoco di fondo: la presunta stabilizzazione di dipendenti di cooperative sociali. Il Piano Sociale di Zona, approvato dalla giunta e ora all’attenzione del consiglio comunale, non parla in alcun punto di stabilizzazione delle operatrici attualmente impegnate nell’assistenza agli alunni diversamente abili. La strada indicata dall’Amministrazione è un’altra: procedura concorsuale pubblica aperta agli Osa che abbiano maturato sei mesi di esperienza lavorativa. È un requisito che amplia la partecipazione ben oltre il numero degli operatori già impegnati nel servizio. Il rischio, denunciato da Laino, di vedere una minoranza clientelare stabilizzata semplicemente non esiste. Dovrà e potrà essere verificato, in ogni caso, dopo che il concorso sarà indetto ed espletato.
L’Amministrazione ha compiuto una scelta di piena trasparenza: nessuna assunzione in Napoli Sociale, azienda interamente partecipata del Comune, avverrà senza una selezione pubblica, come si evince dalla delibera approvata dalla giunta. Né altrimenti potrebbe essere, date le novità legislative intervenute in materia ad agosto 2009. È nel 2007 che nasce la decisione di affidare alla nostra agenzia interamente pubblica l’assistenza scolastica ai diversamente abili, un servizio rappresenta non più del 10 per cento delle risorse economiche investite nelle politiche comunali di welfare. Resta, dunque, ferma la scelta di erogare i servizi sociali comunali in larga prevalenza attraverso la sussidiarietà con il terzo settore e, solo in parte residuale, attraverso la mano pubblica. È internalizzare l’assistenza scolastica ai diversamente abili? Per garantire, ad esempio, ai ragazzi la continuità terapeutica nell’intero ciclo scolastico, anche nel passaggio da un livello a un altro.
Senza nascondersi dietro a un dito va detto che uno dei principali motivi sta nel volere assicurare puntualità nel pagamento degli stipendi agli operatori, alleggerendo nel contempo le erogazioni per cassa del Comune e determinando così un miglioramento nel pagamento degli altri servizi sociali. Napoli Sociale, partecipata al 100 per cento dal Comune, è in utile, sebbene modesto, e ha una ragguardevole solidità patrimoniale. È una società sana che, assistita da un pool di banche, riesce a pagare puntualmente i suoi dipendenti.
Il problema dei ritardi nei pagamenti al terzo settore resta aperto. Va detto che si è ottenuto un sensibile miglioramento rispetto a esso, nonostante una situazione che resta particolarmente critica, causata da un insieme di norme e limiti di cassa che tutti gli enti pubblici sono costretti a rispettare e che li appesantisce in modo preoccupante, tant’è che l’Unione europea ha sentito l’esigenza di emanare una direttiva certo non dedicata al Comune di Napoli nella quale stabilisce che le stazioni pubbliche appaltanti devono assicurare i pagamenti entro 60 giorni. Un termine che, ora come ora, è una chimera per qualsiasi ente pubblico. Ciò, però, non libera le imprese sociali dall’obbligo di pagare regolarmente i propri dipendenti. Già in passato il Comune ha fatto ogni sforzo possibile per garantire sostegno economico al terzo settore e continuerà a farlo, tant’è che a breve sarà di nuovo operativa la cessione del credito per pagare tutto quanto maturato fino a febbraio 2011. Sempre pronto a confrontarmi su idee e indirizzi diversi nella gestione delle politiche sociali, a battaglie per difendere e il welfare cittadino, come quella indicata dallo stesso Laino, per vedere le spese sociali riconosciute come essenziali e indispensabili una battaglia che ci ha visto inascoltati da governi di centrodestra e centrosinistra o quella per il trasferimento con tempi certi del Fondo Sociale dalla Regione Campania al Comune di Napoli, cosa che non avviene da due anni. Non posso invece accettare le critiche di chi vuole solo screditare il terzo settore e l’Amministrazione.
Non ho mai smesso di fare una distinzione chiara e netta tra il terzo settore che eroga servizi, producendo reddito e cittadinanza, e quella parte di esso che, invece, opera in modo scorretto e con la quale ci siamo già scontrati, anche in sede giudiziaria. In passato il Comune ha escluso dalla gestione dell’assistenza scolastica ai diversamente abili soggetti che si erano distinti per evidentemente illegittimi, non trasparenti e non rispettosi dei diritti dei lavoratori. In un caso il soggetto è stato colpito da interdittiva antimafia, successivamente alla decisione del Comune.
L’Amministrazione, quando si è trattato di seguire il cambio di gestione del servizio dal soggetto escluso a un altro (e anche allora ci fu una polemica su presunte assunzioni clientelari) lo ha fatto rispettando tre punti chiave: continuità terapeutica degli utenti, mantenimento dei livelli occupazionali e titoli professionali. Non ho motivo di ritenere che le cooperative sociali, che attualmente gestiscono il servizio per conto del Comune, abbiano assunto persone che non fossero già dipendenti del precedente gestore o che fossero in possesso del titolo professionale, richiesto come obbligatorio, del resto, da un regolamento adottato da questa Amministrazione comunale.
Quali sono le ragioni vere di questo tormentone estivo? Forse Napoli Sociale fa gola a molti. Forse c’è chi è interessato a mettere le mani sulla proprietà di una società che in un quadro di generale privatizzazione dei servizi pubblici, che osteggio apertamente per convinzione politica e esperienza amministrativa, è una delle poche partecipate in utile. O, più banalmente, la spiegazione va ricercata nella pratica del dossieraggio, moda sempre più dilagante nella politica regionale e nazionale condotta da una parte del centrodestra. Nel mese di agosto, pur avendo risposto alle illazioni circolate sull’intera vicenda con una nota chiara in cui escludevo che in alcun modo gli attuali gestori potessero essersi resi protagonisti di comportamenti poco trasparenti, non ho inteso dare seguito alla polemica, convinto del fatto che qualsiasi indagine giudiziaria venisse avviata su Napoli Sociale, sul terzo settore e la gestione delle politiche sociali al Comune di Napoli non fosse da temere. L’Amministrazione è aperta a ogni forma di controllo di legalità, come già avvenuto più volte nel recente passato.
Forse qualcuno pensa di perdere le prossime amministrative e tenta di recuperare schizzando un po’ di fango a danno degli utenti, degli operatori sociali, dei dirigenti del Comune, sul cui operato esprimo la mia massima fiducia, e della città, producendo dossier fasulli e rendendo impraticabile e indecifrabile il dibattito politico. Resta aperto, invece, il dibattito su quali strategie adottare per salvaguardare e rafforzare ulteriormente il sistema di welfare comunale, per contrastare l’idea che emerge dal cambiamento di nome del competente assessorato regionale da Politiche sociali ad Assistenza circostanza di cui tutti si sono accorti e per riaprire una grande battaglia a Napoli, in Campania e nel Paese per spiegare alla politica e ai governanti che nel Mezzogiorno le politiche di inclusione sociale e le politiche educative sono la premessa per uscire dalla crisi e ritornare a crescere.
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