mercoledì, novembre 04, 2009

Potenziare la dimensione esterna della strategia di Lisbona post 2010 per la crescita e l'occupazione


Questo il messaggio centrale del parere di iniziativa del relatore Luca Jahier, approvato con 177 voti favorevoli, 1 contrario e 7 astenuti nella seduta plenaria del 4 novembre del Comitato Economico e Sociale Europeo, all'interno del pacchetto di pareri e raccomandazioni per la futura Presidenza spagnola dell'UE.
Un nuovo investimento in questa prospettiva strategica può fare oggi la differenza per il futuro dell'Europa, assumendo in particolare la sfida di unificare le tre principali politiche esterne dell'Unione in una nuova "Alleanza per il progresso reciproco Euro-Africa"
L'UE deve infatti il proprio benessere anche alla propria apertura al mondo. L'UE è la prima potenza economica mondiale, occupa il primo posto per le esportazioni ed importazioni di beni e servizi e il secondo come fonte e come beneficiaria di investimenti diretti esteri ed è inoltre la prima erogatrice mondiale di aiuti allo sviluppo. Pertanto il consolidamento della sua agenda internazionale mediante obiettivi chiari e a lungo termine riveste un'importanza decisiva. Di fronte al consolidamento di nuove potenze economiche globali e agli effetti della crisi economica internazionale è più che mai importante che l'UE si doti di un nuovo quadro, più unitario ed efficace, per l'azione esterna, che consenta di aprire i mercati in maniera adeguata, giusta e sostenibile, di elevare sulla base dei diritti gli standard che hanno efficacia normativa, di promuovere il multilateralismo e il dialogo strutturato con partner privilegiati e di creare uno spazio di progresso comprendente l'area mediterranea e l'Africa e vantaggioso per entrambe le parti. A queste condizioni l'Europa, con il suo modello di economia sociale di mercato, riuscirà anche in futuro a preservare la propria funzione di esempio per il resto del mondo, ad affermarsi a livello internazionale, in particolare nell'accesso ai mercati e alle materie prime, e al tempo stesso a garantire che le condizioni di concorrenza internazionale siano eque, che lo sviluppo sostenibile prenda piede e che tutti beneficino dei vantaggi della globalizzazione.

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