Il 3 ottobre, a Roma, in piazza per la libertà di informazione. Le ragioni della manifestazione
Il potere da sempre cerca di avere la stampa dalla propria parte, di poterne disporre e qualche volta di poterla tenere in ginocchio. Oggi, in un sistema dove già interferiscono i mondi forti della finanza, sta succedendo qualcosa di più: ci sono atti e iniziative del potere politico – nel quale in questa stagione domina un conflitto di interessi enorme, e ineguagliabile nel mondo – capaci di esercitare un ruolo pesante sull’informazione: disegni di legge bavaglio, azioni giudiziarie, invettive contro giornali e giornalisti non graditi. Siamo di fronte a una minaccia aperta per chi fa informazione e, conseguentemente, a un rischio per i cittadinirelativamente alla trasparente conoscenza dei fatti e alla libera espressione delle opinioni. Prevale, insomma, la tentazione di una informazione fatta per campagne precostituite e oggi, paradossalmente, la maggiore campagna precostituita è proprio verso l’informazione. È evidente il tentativo di formare una opinione pubblica che si raggruppa quasi partigianamente verso questo o quel giornale o canale tv, quasi fossero dei partiti, puntando l’indice contro tutti gli altri, i cattivi che “stanno andando fuori strada”. Ma le notizie non si fermano, non si può mettere loro il silenziatore o il guinzaglio. Ancora oggi ci troviamo dunque a fare appello alle regole e ai canoni di una informazione libera, attingendo in particolare agli elementi costitutivi della professione, all’alto senso civile ed etico richiesto a chi fa informazione. La libertà di informare non può essere sostituita semplicemente da uno sbandierato pluralismo delle fonti. Che oggi l’informazione sia disponibile più facilmente e più rapidamente è certo un fatto positivo, ma troppa informazione rischia di produrre nessuna informazione. Abbiamo bisogno anche di mezzi d’informazione che siano sempre più affidabili, che rappresentino un bollino di qualità per il cittadino. Quest’ultimo deve essere consapevole che, aprendo un giornale, vi trova dentro il frutto di un lavoro, approfondito e professionale, di selezione e approfondimento sulle notizie. Per questo c’è anche bisogno di recuperare il senso di responsabilità che deve appartenere agli operatori dell’informazione: il loro referente non è il potere o la propria fazione politica, ma il pubblico in generale. Il nostro giornalismo ha il diritto ma anche il dovere di fare domande e vorrei che se ne facessero sempre di più. Il nostro appello in occasione della manifestazione del 3 ottobre è stato rivolto a tutte le forze sociali, sindacali, associative e a tutte le cittadine e i cittadini senza distinzione di parte o di schieramento. Non abbiamo mai voluto manifestare contro qualcuno, ma contro tutte le incursioni improprie e le oggettive intimidazioni (sul mercato editoriale e sull’autonomia professionale) e soprattutto per qualcosa, in questo caso qualcosa di davvero prezioso: i principi e i valori dell’articolo 21 della Costituzione e il diritto inalienabile di ogni cittadino a un’informazione libera, completa e plurale. |
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1 commento:
imparato molto
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