NAPOLI (18 giugno) - «Quelle immagini del video, che stanno già facendo il giro del mondo, non rispecchiano né rappresentano la vera Napoli e la sua umanità, la città che più profondamente conosciamo e amiamo».
Il cardinale Crescenzio Sepe in campo per difendere la città. Il presule respinge le accuse a Napoli di indifferenza per non aver soccorso Petru, il giovane musicista romeno ucciso per sbaglio dai killer a Montesanto. «Non si può parlare - chiarisce l’arcivescovo - di una città disumana partendo solo dal comportamento di alcune persone, forse più impaurite che insensibili».
«Lascia sgomenti, se non indignati - ha proseguito il Cardinale -, vedere che una tragedia come quella consumata a fine maggio, in pieno giorno e in un quartiere popolare e affollato, si sia sviluppata in uno scenario con delle sequenze che hanno poco di umano». «Quelle immagini - ha aggiunto - suscitano dolore e sconcerto, pietà e rabbia, amarezza e solidarietà».
Sepe poi ha sottolineato che bisogna fare di più per la lotta ai clan. «È necessario affrontare il discorso sulla sicurezza e sulla lotta alla criminalità e alla violenza spavalda e assassina. In questo campo - ha detto - non si è fatto abbastanza e quello che si fa è ancora troppo poco». Una via di uscita, per Sepe, sono i giovani. «Bisogna partire da loro - ha spiegato l'arcivescovo -. Bisogna dare ascolto e attenzione a loro e ai loro problemi. Bisogna allontanarli dalla strada, dai pericoli e dalle insidie che essa offre».
Intanto, ai microfoni di Studio Aperto (Video), dalla Moldavia dove si è rifugiata, parla Mirela Birlandeandu, la compagna di Petru: «A Napoli non ci torno. Ho visto chi ha ucciso mio marito. Se torno in Italia rischio che la mafia uccida anche me».
SONDAGGIO/ Il rom lasciato morire nell'indifferenza: Napoli senza pietà o Napoli che si difende come può dal terrore nelle strade? VOTA
Il cardinale Crescenzio Sepe in campo per difendere la città. Il presule respinge le accuse a Napoli di indifferenza per non aver soccorso Petru, il giovane musicista romeno ucciso per sbaglio dai killer a Montesanto. «Non si può parlare - chiarisce l’arcivescovo - di una città disumana partendo solo dal comportamento di alcune persone, forse più impaurite che insensibili».
«Lascia sgomenti, se non indignati - ha proseguito il Cardinale -, vedere che una tragedia come quella consumata a fine maggio, in pieno giorno e in un quartiere popolare e affollato, si sia sviluppata in uno scenario con delle sequenze che hanno poco di umano». «Quelle immagini - ha aggiunto - suscitano dolore e sconcerto, pietà e rabbia, amarezza e solidarietà».
Sepe poi ha sottolineato che bisogna fare di più per la lotta ai clan. «È necessario affrontare il discorso sulla sicurezza e sulla lotta alla criminalità e alla violenza spavalda e assassina. In questo campo - ha detto - non si è fatto abbastanza e quello che si fa è ancora troppo poco». Una via di uscita, per Sepe, sono i giovani. «Bisogna partire da loro - ha spiegato l'arcivescovo -. Bisogna dare ascolto e attenzione a loro e ai loro problemi. Bisogna allontanarli dalla strada, dai pericoli e dalle insidie che essa offre».
Intanto, ai microfoni di Studio Aperto (Video), dalla Moldavia dove si è rifugiata, parla Mirela Birlandeandu, la compagna di Petru: «A Napoli non ci torno. Ho visto chi ha ucciso mio marito. Se torno in Italia rischio che la mafia uccida anche me».
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2 commenti:
necessita di verificare:)
La ringrazio per Blog intiresny
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