lunedì, marzo 16, 2009

Giuseppe Di Vittorio, una bella e grande storia.


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Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 agosto 1892Lecco, 3 novembre 1957) è stato un politico e sindacalista italiano. Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del dopoguerra, a differenza di molti altri sindacalisti non fu un operaio, ma un contadino, nato da una famiglia di braccianti di Cerignola, la categoria sociale più numerosa di quei tempi in Puglia.

Biografia

Gli anni giovanili

Figlio di braccianti agricoli che lavoravano la terra dei marchesi Rossi di Cerignola. Già negli anni dell'adolescenza aveva iniziato un'intensa attività politica e sindacale; a 15 anni fu tra i promotori del Circolo giovanile socialista della città, mentre nel 1911 passò a dirigere la Camera del Lavoro di Minervino Murge; in seguito avrebbe diretto anche la Camera del Lavoro di Bari, dove organizzò la difesa della sede dell'associazione, sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna insieme con ex ufficiali legionari di Fiume, socialisti, comunisti, anarchici e Arditi del Popolo.

Di Vittorio sindacalista

Al centro dei problemi del lavoro c'era allora in Italia, come oggi, la questione meridionale. Nel 1912 Di Vittorio entrò nell'Unione Sindacale Italiana, arrivando in un anno nel comitato nazionale. Così come alcuni membri del sindacalismo rivoluzionario egli fu "interventista" riguardo alla prima guerra mondiale, a detta di Randolfo Pacciardi, smentito da Di Vittorio stesso in una intervista a Felice Chilanti[1].

Di Vittorio, a cui amici ed avversari riconobbero unanimi un grande buonsenso ed una ricca umanità, seppe farsi capire, grazie al suo linguaggio semplice ed efficace, sia dalla classe operaia, in rapido sviluppo nelle città, sia dai contadini ancora fermi ai margini della vita economica, sociale e culturale del Paese. Lui stesso era un autodidatta, entrato nella lotta sindacale e politica giovanissimo, inizialmente come socialista e successivamente come comunista, dal 1924, tre anni dopo la scissione di Livorno del 1921.

L'entrata in politica e il Fascismo

Nel 1921 viene eletto deputato mentre è detenuto nelle carceri di Lucera. La elezione a deputato avviene in circostanze del tutto eccezionali. Esse ci offrono un quadro della situazione non solo personale, ma ci indicano lo scontro sociale in atto tra la fine del 1920 e la metà del 1921. Condannato dal tribunale speciale fascista a 12 anni di carcere, nel 1925, riuscì a fuggire in Francia dove aveva rappresentato la disciolta Confederazione Generale Italiana del Lavoro nell'Internazionale dei sindacati rossi. Dal 1928 al 1930 soggiornò in Unione Sovietica e rappresentò l'Italia nella neonata Internazionale Contadina per poi tornare a Parigi ed entrare nel gruppo dirigente del PCI.


Durante la guerra d'Etiopia, su indicazione del Comintern, inviò una squadra di tre persone - tre comunisti - chiamati "i tre apostoli", fra cui Ilio Barontini, molto esperto in questo genere di missioni - con l'incarico di organizzare la guerriglia locale contro l'invasione fascista.

Il Dopoguerra

Insieme ad altri antifascisti partecipò alla guerra civile spagnola e, nel 1937, diresse a Parigi un giornale antifascista. Nel 1941 fu arrestato dalla polizia del regime e mandato al confino a Ventotene. Nel 1943 fu liberato dai partigiani e, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, prese parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi.

Nel 1945 fu eletto segretario della CGIL, che era stata ricostituita l'anno prima con un accordo fra Di Vittorio, Achille Grandi e Oreste Lizzadri (patto di Roma), in rappresentanza delle tre principali correnti sindacali: comunista, cattolica e socialista. L'anno seguente fu eletto deputato all'Assemblea Costituente con il PCI.

L'unità sindacale così raggiunta durò fino al 1948, quando, in occasione dello sciopero generale politico proclamato per l'attentato contro Palmiro Togliatti, la corrente cattolica si separò e fondò un proprio sindacato, la CISL, presto imitata dai socialdemocratici che si raggrupparono nella UIL.

Nel 1956 suscitò scalpore la sua presa di posizione, difforme da quella ufficiale del PCI, contro l'intervento dell'esercito sovietico nella rivolta ungherese.

La fama ed il prestigio di Di Vittorio conquistarono la classe operaia ed il movimento sindacale di tutto il mondo al punto che nel 1953 fu eletto anche presidente della Federazione Sindacale Mondiale.

Di Vittorio continuò a guidare la CGIL fino alla sua morte, avvenuta nel 1957 a Lecco, poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali.

Filmografia

Stasera e ieri è stata trasmessa da Raiuno la fiction Pane e libertà, che racconta in due puntate (andate in onda domenica 15 e lunedì 16 marzo) la vita di Di Vittorio. La regia è stata curata da Alberto Negrin, mentre la figura del sindacalista è stata interpretata da Pierfrancesco Favino.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Consiglio il libro che raccoglie la corrispondenza vera e propria che aveva con i lavoratori: "Caro papà Di Vittorio", curato da M.Bergamaschi. Meno romanzata del film, ma più concreta. Eugenio

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny