giovedì, gennaio 08, 2009

«Il Riformista» difende la Iervolino: le registrazioni? Non sono uno scandalo


Il vicedirettore del giornale: «Fatico a comprendere quest'ondata di sdegno contro la prima cittadina»

di MASSIMILIANO GALLO *
Caro direttore,
francamente fatico a comprendere quest'ondata di sdegno che si è levata nell'opinione pubblica a proposito della ormai famosa registrazione dell'incontro tra il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, l'ex segretario provinciale del Pd Luigi Nicolais e il segretario regionale Tino Iannuzzi. Registrazione che, a detta del dimissionario Nicolais, sarebbe avvenuta a insaputa sua e del suo collega di partito. In pratica, si sarebbero dati appuntamento a casa del sindaco - «abbascio 'o puorto» come ha sempre detto Rosetta - che nel frattempo, con l'ingegno tecnologico che contraddistingue una signora di oltre settant'anni, avrebbe preparato un sistema spionistico degno del Mossad. La ricostruzione, almeno a me, appare risibile. Poi, ieri mattina, leggendo Repubblica, scopro che nel bel mezzo dell'incontro un funzionario del Comune di Napoli, resosi conto che il primo registratore non stava compiendo il proprio dovere, entra nel salotto di casa Iervolino e appoggia un secondo apparecchio sul tavolino, in modo da non perdere la seconda parte della conversazione. Mi perdoni, direttore, ma com'è possibile che Nicolais non se ne sia accorto? E infatti, l'ex ministro ha poi detto: «In quel momento io e Tino abbiamo capito». Ma va? Perspicaci. Allora lo sapevano, eccome. Il registratore era lì davanti a loro. Ma non è tutto. Passiamo alla vicenda politica. E facciamo un passo indietro. L'incontro a casa della Iervolino era stato fissato per stabilire la composizione della nuova giunta del Comune di Napoli all'indomani degli arresti e del tragico suicidio di Nugnes.

Lei e i vertici regionali del Pd si erano già visti una volta. E, a detta della Iervolino, come abbiamo letto sull'Unità, il primo confronto era terminato con un accordo suggellato dall'abbraccio tra lei e Nicolais e la telefonata a Boccia che accettava l'incarico di assessore al Bilancio. «Poi - spiega Rosetta - mi sono trovata il giorno dopo con una clamorosa smentita». È a questo punto che il sindaco, di fronte alla richiesta di un secondo incontro, pensa al registratore. Ma non con l'intento di tendere una trappola, bensì per tutelarsi. Il distinguo non è da poco. Soprattutto in tempi in cui tanti - e in prima fila ci sono gli editorialisti dei quotidiani - si riempiono la bocca parlando di casta e invocando la trasparenza della politica. Ma torniamo all'incontro.. Secondo la ricostruzione della Iervolino, i tre trovano un nuovo accordo sulla giunta. Con conseguenti strette di mano, anche se stavolta pare che gli abbracci non ci siano stati. Dopodiché ancora una volta Nicolais prende le distanze. E nel giorno della presentazione del nuovo esecutivo - che, detto per inciso, è uno dei migliori che Napoli ricordi dai tempi del primo Bassolino, anche se resta il grosso neo della delega alle Partecipate sottratta all'assessore al Bilancio Realfonzo - fa il diavolo a quattro, dice che l'azzeramento è stato solo parziale e si dimette da segretario provinciale del Pd. È solo a questo punto che Rosetta parla del registratore. Lo fa per dire: i patti io li ho rispettati, carta canta, anzi nastro canta. Insomma, un'operazione trasparenza, degna dei Radicali che da anni registrano e mettono anche in rete le loro riunioni.

Un'installazione d'arte contemporanea, di quelle che tanto piacciono a Bassolino. Un'opera degna di Damien Hirst, quello che piazza gli squali dentro le teche. Lei, Rosetta, nella teca ci ha piazzato lo squalo della politica. L'ha resa visibile a tutti. E neanche col sotterfugio, visto che il funzionario del Comune ha sostituito l'apparecchio davanti ai due rappresentanti del Pd. Invece di difendere Rosetta, questa signora di 73 anni che resiste indomita al suo posto di comando contro tutto e tutti, stavolta l'Italia dei moralisti non ci sta. Ma come? Registra? Una caduta di stile e cose del genere. Persino il procuratore generale di Napoli si sente in dovere di dire la sua e di rammaricarsi da napoletano. E invece Rosetta ha fatto bene, benissimo, a registrare. Altrimenti oggi staremmo ancora a dividerci sulle versioni dei diretti interessati. E a interpretare le strane parole di Nicolais. Come quelle rilasciate l'altro giorno al Mattino. «La Iervolino dice che ero d'accordo con lei? Non è vero, mi limitavo ad annuire quando lei mi spiegava il perché non potesse sostituire un assessore piuttosto che un altro». Ci perdoni, Nicolais, ma secondo lei cosa vuol dire annuire? Se voleva, avrebbe potuto dissentire, bastava poco: invece che un leggero movimento verticale, al suo volto poteva imprimere un altrettanto lieve movimento, ma orizzontale. E tutto questo casino non ci sarebbe stato..

*Vicedirettore del Riformista

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