mercoledì, settembre 10, 2008

Supergiunta a Napoli: tra Velardi e quotidianetà. Parla Mazzarella.

Mazzarella: «Caro Claudio, adesso devi dimetterti»


Scritto da S. B. da il Corriere del Mezzogiorno

Voce isolata al tempo delle primarie del Pd, ora il prof deputato Eugenio Mazzarella è circondato. Tutti a chiedere la testa o della sindaca o del governatore o di entrambi. «La verità è che in questo momento — dice Mazzarella — l'unico che dovrebbe dimettersi oppure dare un contributo serio è Claudio Velardi».
Onorevole è il giorno della supergiunta, che ne pensa?
«È un inutile colpo di teatro cui i cittadini sono obbligati ad assistere e che poteva essere risparmiato sia alle istituzioni che al partito. Se quella che si farà oggi è una riunione tecnica, le riunioni più produttive che conosco sono quelle di cui non abbiamo notizie, quelle che si fanno ma non si dicono. Messa così, invece, potrebbe essere tranquillamente il titolo di una surreale messa in scena del teatro dell'assurdo. Si rischia uno sberleffo al buon senso ».
Qual è il significato politico dell'iniziativa?
«Beh, tradotto in politica mediatica la giornata di oggi serve probabilmente a Palazzo Santa Lucia per far dimenticare che siamo commissariati da Roma, a cominciare dalla Regione. Per far dimenticare la visita settimanale di Berlusconi, magari con la ramazza in mano, ci commissariamo a vicenda tra istituzioni politicamente amiche, assumendo il Comune come capro espiatorio, senza rendersi conto che stiamo ballando tutti, Regione, Comune, Provincia, sull'abisso. Iniziative del genere le trovo autolesionistiche perché rappresentano per i cittadini un'ulteriore autodelegittimazione delle istituzioni, di cui non si sente il bisogno per il loro rilancio».
Come si esce da questa assurdità?
«Penso di avere il copyright dell'idea, oggi molto in voga anche tra chi l'avversava quando era molto più difficile sostenerla, che il deficit di credibilità degli amministratori locali in Campania era qualcosa da cui non si poteva prescindere per un rilancio dell'azione di governo. E che non sarebbero bastati ammodernamenti programmatici e qualche rimpasto. E che quindi la strada maestra era il ricorso al voto per legittimare la classe politica. Ora però mi sembra chiaro che la Provincia è affidata alla sua scadenza naturale e che anche Bassolino è orientato a portare fino in fondo la legislatura. E capisco anche che la Iervolino, che pur con i suoi limiti non mi sembra l'origine di tutti i nostri mali, si proponga di portare a termine il mandato. A questo punto più che assistere ad un'incomprensibile guerriglia tra istituzioni che dovrebbero collaborare, la cosa migliore è un effettivo rilancio dell'azione amministrativa. Insomma nelle nostre condizioni se non ritengono di doversi dimettere almeno onorino al meglio il loro mandato».
Cosa pensa delle bordate dell'assessore Velardi che non parteciperà all'incontro?
«Se un assessore ritiene fallimentare l'indirizzo politico-amministrativo dell'istituzione di cui fa parte, o del network politico cui appartiene da sempre, ha due possibilità: o contribuisce a risolvere questo deficit o si dimette. In generale preferirei assessori che anziché dichiarare quello che devono fare gli altri annuncino ex post quello che hanno fatto. È difficile essere produttivi come assessori di lotta e di governo».
Ci fa un esempio di virtù?
«Ho molto apprezzato il lungo silenzio dell'assessore comunale Mario Raffa che solo ieri, a progetto completato per la riorganizzazione della macchina comunale, ne ha annunciato l'avvio operativo. E non si è fatto neanche commissariare da Brunetta. Gli assessori in generale dovrebbero agire così. Mi auguro che dalla supergiunta esca almeno una moratoria per l'utilizzo politico-mediatico dei blog, dove si esprimono umori personali che poco hanno a che fare con chiare e precise assunzioni di responsabilità di chi ha cariche istituzionali ».
Non le sembra che il partito, il Pd, esca assai delegittimato da questa vicenda?
«Purtroppo questa vicenda giunge in un momento inopportuno per la vita del partito perché indebolisce l'attrattività del nuovo soggetto politico. Noi avremmo bisogno invece di una leva nuova, di nuove adesioni che rafforzino l'autonomia del partito rispetto alle istituzioni. Come presidio critico sul piano della nostra iniziativa politica e come serbatoio potenziale di nuova energia amministrativa che in una società come la nostra devono venire da una politica più forte e legittimata. È difficile che liste civiche composte da un consorzio di individualità pronte a definirsi i migliori dopo una riunione in qualche salotto o in qualche associazione di categoria, che magari hanno intrattenuto lunghi e proficui rapporti con le istituzioni che criticano, possano emergere come il futuro mondo degli ottimati. Magari in associazione temporanea di impresa con qualche politico di lungo corso che si è autocriticato per tempo».

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto