venerdì, giugno 20, 2008

Immigrazione: direttiva Ue troppo punitiva e per questo Chavez minaccia di chiudere il rubinetto del petrolio.


Una direttiva «troppo punitiva» nei confronti degli immigrati irregolari quella votata ieri dal Parlamento di Strasburgo, «che sottolinea più gli aspetti di insicurezza che i doveri di accoglienza». Pur tuttavia, «è la prima attesa decisione comune dell'Europa sulla questione dell'immigrazione». Questo in sintesi il giudizio delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani nei confronti della Direttiva sui rimpatri degli immigrati clandestini varata ieri dall'Unione europea.

«L'unico elemento veramente positivo - spiega il presidente delle Acli Andrea Olivero - è il fatto che per la prima volta dopo anni l'Europa ha preso una posizione comune, candidandosi finalmente a guidare la politica dell'immigrazione, che finora ha invece conosciuto una dimensione esclusivamente nazionale e intergovernativa. In questo senso, malgrado non siamo d'accordo con molte delle indicazione contenute nella Direttiva, almeno vengono posti dei limiti - per la detenzione e l'allontanamento, ad esempio - che non potranno essere superati dalle normative dei Paesi comunitari, come invece oggi accade».

Paiono eccessivi alle Acli i 18 mesi come tetto per la detenzione all'interno dei centri di permanenza. Così come non piace l'espulsione seguita da fino a cinque anni di allontanamento, di impossibilità di ritorno nel continente europeo. Perplessità anche sulle modalità stesse della detenzione, con particolare riferimento alla possibilità delle persone detenute di ricevere informazioni su come entrare correttamente in Europa e su come chiedere asilo. «Dobbiamo assicurare l'asilo politico a tutti i cittadini che ne hanno diritto» afferma Olivero.

Ma è la normativa nel suo complesso che non convince le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, «perché tende anch'essa - spiega il presidente Olivero -, come le nuove norme che si vogliono introdurre in Italia, a sottolineare gli elementi relativi alla insicurezza e alla criminalizzazione dell'immigrato, piuttosto che la necessità di dare accoglienza a quanti disperati giungono sulle nostre coste». «Noi non possiamo pensare che l'Europa chiuda le sue porte o non valuti l'assistenza dei disperati come un dovere per l'insieme del continente».

D'accordo quindi con la regolamentazione del fenomeno, anche ponendo limiti, ma «senza dare l'impressione di una fortezza che si chiude», «senza intenti punitivi». «Ad esempio, la detenzione fino a 18 mesi nei centri di permanenza - spiega Olivero - non è assolutamente utile per l'obiettivo che si prefigge, cioè l'identificazione dello straniero al fine del rimpatrio nel suo paese d'origine. L'identificazione, infatti, quando non avviene nei primi mesi, molto difficilmente avviene in seguito. E risulta allora più una misura punitiva per lo straniero, che utile e necessaria per la sua identificazione». «Sarebbe stata allora molto più utile - conclude - una normativa che andasse ad incentivare il rimpatrio volontario dello straniero irregolare, limitando fortemente il tempo di allontanamento, e assicurando allo straniero la comprensione delle modalità per l'ingresso regolare».

e nel frattempo Chavez....
Il leader socialista minaccia di voler interrompere la fornitura di oro nero verso i paesi che attueranno le nuove regole dell'Unione sull'immigrazione


Il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha minacciato di bloccare l'export di greggio verso quei Paesi della Ue che attueranno le nuove direttive contro l'immigrazione clandestina. «Il nostro petrolio non deve arrivare in quei Paesi europei», ha avvertito Chavez nel corso dell'incontro con il presidente eletto del Paraguay, l'ex vescovo Fernando Lugo, che si insedierà il prossimo 15 agosto. Lugo si è detto d'accordo con il collega venezuelano, affermando che è contro i diritti umani la direttiva Ue che prevede la detenzione fino a 18 mesi prima dell'espulsione dei clandestini. Per Chavez è la «direttiva della vergogna»




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