domenica, giugno 22, 2008

Il petrolio iracheno nelle mani delle “sette sorelle” di Big Oil

Petrolio

Via libera alle trivelle. L’Iraq aprirà i propri pozzi e riserve alle multinazionali occidentali del petrolio, quelle che una volta si chiamavano le “sette sorelle” e ora vengono accomunate sotto il nome di “Big Oil“. Il 30 giugno, rivela il New York Times, la compagnia statale irachena, non in grado di sfruttare le proprie risorse, aprirà le concessioni a Exxon Mobil, Shell, Total, Bp, Chevron. Tornano così a Baghdad, dove le prime quattro formavano l’originale “Iraq petroleum company“. Dal paese erano state cacciate 37 anni fa con la dittatura di Saddam Hussein, che aveva nazionalizzato il petrolio iracheno. La decisione è stata presa dal ministero del Petrolio, dove una buona parte dei consiglieri è di nazionalità americana. I contratti sono stati assegnati su chiamata nominativa, senza asta. Scartate le richieste di tutte le grandi compagnie statali russe e cinesi. Si tratta del primo accordo commerciale sul petrolio dall’inizio dell’ occupazione americana. Le compagnie di Big Oil avranno contratti di esclusiva sui servizi per uno o due anni, con accordi di spartizione inusuali per l’industria. Alla fine di questo periodo avranno la precedenza sulle altre quando i pozzi andranno all’asta.
La Casa Bianca cerca l’oro nero: il prezzo del greggio va verso i 150 dollari al barile, Bush chiede a gran voce di poter trivellare nell’Artico e in Alaska, gran parte dei giacimenti mondiali si trova in Stati che hanno nazionalizzato o quasi il settore (Arabia Saudita, Venezuela, Russia, Iran). Le più importanti compagnie petrolifere del mondo sono giganti statali o comunque controllati dai governi. E in Iraq le riserve ufficiali sono di 115 miliardi di barili, terzo patrimonio al mondo dopo Arabia e Iran. Senza contare i giacimenti ancora da trovare e sfruttare nel deserto iracheno. Se qualcuno credeva ancora che l’operazione militare americana in Iraq, ancora in corso, avesse come unico scopo la lotta al terrorismo e la caduta di un dittatore come Saddam, forse si ricrederà.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Già nel 2003, al tempo dell' invasione dell'IRAQ, molti altri e nel suo piccolo anche il sottoscritto, sostenevano che la guerra non era per le armi di distruzione di massa o in subordine il terrorismo, ma per quello che c'era sotto il terreno. Ora si è concretizzato, in fin dei conti, l'unico impero rimasto, quello americano, deve poter controllare gli approvigionamenti energetici della sua economia (e dell' esercito), o no?

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

imparato molto