venerdì, aprile 25, 2008

Castelpoto: Nel regno della salsiccia rossa


BARBARA TAFURI Si dice «salsiccia rossa», si pensa «Castelpoto». Carne di maiale, sale, finocchietto e pepe: a primo acchitto gli ingredienti possono sembrare quelli soliti della salsiccia. Ma non è così. Quella che si produce nella cittadina in provincia di Benevento ha quel «qualcosa» in più che l'ha resa famosa in tutta la regione e la rende talmente unica da farla essere protagonista assoluta di una fiera mercato. Il nastro della festa è stato tagliato ieri ma fino a domenica sarà possibile visitare la manifestazione organizzata dalla amministrazione comunale in collaborazione con i produttori locali del famoso salume. Canti, balli, musica popolare e anche una lotteria, la kermesse è una occasione da non perdere per gli amanti del buon mangiare: la salsiccia, che in passato era pietanza principe per i contadini del posto che si sostenevano anche grazie all’allevamento dei maiali, oggi è testimonial non solo del passato ma anche del presente e del futuro dell’antico paese sannita che punta sulla valorizzazione del suo tipico prodotto per incrementare il settore turistico. La preparazione della salsiccia è quella di un tempo: la ricetta, infatti, è stata tramandata di generazione in generazione così come il segreto per la sua prelibatezza. È il «papaulo» la vera peculiarità del prodotto castelpotano. O, per essere più precisi, la polvere di peperoncino che si aggiunge all’impasto e che è il risultato di una preparazione che si può definire «parallela». Anche in questo caso, infatti, nulla avviene per caso. La raccolta dell'ortaggio avviene quando non è del tutto maturo in modo tale da consentirgli di «arrossare» successivamente alla sua infilatura nello spago che segue la linea della salsiccia. Segue poi la tostatura e infine la macinatura. Accompagnata dal pane e da un bicchiere di vino, questa prelibatezza tenta chiunque, anche quelli che in vista della prova costume hanno già dato via alla dieta di primavera. Ma, si sa, meglio cominciare di lunedì e concedersi un piccolo peccato di gola. Visitare la cittadina dalle origini longobarde nei giorni della mostra mercato è anche occasione per dimenticare i ritmi frenetici della vita di città e concedersi tempi e ritmi rilassati e rilassanti. E, perché no, andare alla scoperta della storia di Castelpoto. Sulle sue origini non ci sono notizie precise, ma probabile che sia stata abitata fin da tempi molto antichi. Il paese avrebbe preso il nome da Potone, duca longobardo, nipote del principe Radelchi di Benevento e che fu prigioniero di Siconolfo di Salerno entrando a far parte in uno scambio di prigionieri nell’anno 844, come si rileva dal «Chronicon Anonimi Salernitani». Da vedere la cinta murara e il castello medievale che dà il nome al paese. La chiesa principale di Castelpoto, dedicata a San Nicola di Bari, era una delle più antiche della diocesi di Benevento. Situata in piazza della Libertà, la principale del paese, l’imposizione della prima pietra risale al 1692. Nel corso dei secoli, anche a causa di alcuni terremoti che l’hanno parzialmente distrutta, la struttura originaria dell'edificio sacro è stata modificata. La cappella un tempo della congrega del S. Rosario, con la bella statua della Madonna del Rosario ora è adibita in parte a sacrestia. Alla facciata esterna è stata aggiunto il monumento ai caduti. All’interno sono state rifatte le nicchie di molte statue e spostate in altri lati della chiesa. Tutti cambiamenti che non hanno però penalizzato la bellezza della chiesa arcipetrale.