BUON ANNO 2008 DI PACE A TUTTI!!!
In amicizia condivido con voi alcune riflessioni e notizie sulla situazione in Kenya...
(dai bellissimi siti
In amicizia condivido con voi alcune riflessioni e notizie sulla situazione in Kenya...
(dai bellissimi siti
e
“FAMIGLIA UMANA, COMUNITA’ DI PACE”
...Crediamo che la nostra società potrà rispondere alla sfida per la pace a partire dal dialogo, che parta innanzitutto dall’interessamento per l’altro, da quello che è descritto in maniera incisiva e profonda nell’I CARE di don Milani. Ciò richiede necessariamente un’apertura mentale e spirituale che non si limitino alla proprio orticello ma sentano come proprio il respiro dell’umanità, in particolare l’umanità crocifissa di oggi. Ciò richiede una spiritualità che non sottragga dall’impegno concreto per una società più giusta e fraterna, ma ne sia anima, spina dorsale. E’ con quest’animo che vogliamo affrontare con gioia e realismo, fermezza e tenerezza, carica rivoluzionaria e profonda compassione, il 2008, insieme con tutti voi.
Sentiamo la Chiesa istituzionale italiana ancora molto distante da concreti ed efficaci percorsi di pace, a parte pochi e brevi sprazzi di lucidità, e come giovani che in fedeltà ribelle fanno parte di questa Chiesa chiediamo con forza che “si dia una mossa”: ringraziamo la Chiesa di Milano per il bellissimo discorso alla città del loro vescovo Tettamanzi in occasione della festa di San Ambrogio (7/12/2007), e per lo sforzo si servire con accuratezza e attenzione alla persona, la realtà pesante e spesso silenziata delle baraccopoli del più importante polo economico d’Italia, e auspichiamo che altre comunità insieme con i loro pastori operino ma anche diano voce alla speranza di fronte alle istituzioni politiche sempre più serve dell’economia di mercato a scapito della persona umana, di vili interessi personali e di smania di apparire.
La PACE o è per tutti o non è pace: non possiamo quindi non pensare al Kenya e a quanto sta avvenendo in questi giorni, alle centinaia di vittime dei recentissimi scontri, e ai tanti amici e amiche che lavorano in quel paese per promuovere percorsi di pace e di giustizia. Siamo con voi, vi accompagniamo con la nostra povera preghiera e il nostro impegno per la pace. Vi chiediamo scusa se alcuni italiani tanto borghesi quanto menefreghisti dalle comode spiagge di Malindi hanno condiviso la vostra lotta con un triste “Francamente .. ce ne siamo fregati (…) spensierati come sempre!” (www.corriere.it, 2 gennaio 2008).
Invitiamo tutti voi a seguire l'evoluzione della situazione del Kenya visitando il nostro sito e in particolare il sito www.korogocho.org.
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ELEZIONI - INTERVISTA DI P.DANIELE MOSCHETTI SU AVVENIRE
DI CLAUDIO MONICI
fonte www.avvenire.it
Padre Daniele Moschetti in questi giorni ha cercato di gettare acqua sul fuoco che divora il Kenya. «Dopo il primo attacco notturno di sabato scorso - racconta - dei Kikuyo contro i Luo, dove sono state ammazzate sette persone tra cui due bambini, e il giorno successivo la vendetta dei Luo, quello che stiamo cercando di fare e ricreare dialogo e azioni di pace. Ho appena concluso un incontro con duecento persone di etnie diverse. Tutti gli otto piccoli villaggi dello slum di Korogocho: 120 mila persone in un chilometro quadrato».
Al meeting mancavano però i Luo, sottolinea il missionario comboniano, da sette anni nella parrocchia della bidonville Korogocho, nel cuore di Nairobi, conosciuta per la figura di padre Alex Zanotelli.
Dunque è la conferma che la situazione è difficile da governare?
Certo. La situazione resta molto tesa. Anche se dal nostro incontro si è usciti con l'intento di lavorare per la pace e di portare il dialogo direttamente dentro le baraccopoli.
Ma la gente che cosa dice?
Dipende sempre a quale etnia uno appartiene. I Kikuyo si sentono forti perché hanno rieletto il loro presidente, Kibaki; mentre i Luo si sentono defraudati per i brogli.
Dunque c'è grande insoddisfazione?
Enorme. Mi è stato riferito che dalle parti di Katamega, nella zona occidentale del Paese, stanno prendendo i ragazzini dai diciassette anni in su per farne gruppi armati da usarli contro i rivali politici.
Chi fa questo?
Il problema vero è che qui si fa la guerra dei poveri. Perché questo voto è stato tribalizzato ancora prima di arrivare al 27 di dicembre.
È una testimonianza inquietante quella dell'arruolamento degli adolescenti.
Molto inquietante. Per questo motivo stiamo cercando di contenere il fenomeno qui a Korogocho. Ce lo siamo detti nel meeting: non illudiamoci che si sono solamente ladri responsabili di incursioni e saccheggi. Dietro c'è anche un discorso politico, che si annida dietro a quanti se ne approfittano.
Quindi conferma che ci sono bande armate, squadre con machete che pattugliano le strade del Kenya?
Quello che è successo ai cinquanta kikuyo bruciati nella chiesa a Eldoret ne è la prova.
Cosa fare, alla fine?
Una via d'uscita è il governo di unità nazionale che agevoli le dimissioni di Kibaki insieme, però, a tutta la "Mount Kenya-mafia".
Cioè?
Non è Kibaki che governa, ma chi controlla il Paese è un potentato economico. Alle spalle di un presidente usato come un pupazzo. In questi giorni, infatti, mentre la Croce Rossa dice che i morti sono forse mille e la polizia dice 300, il presidente cosa fa? Non dice nulla. La conferma che gli manca autorità.
Il Paese è a rischio paralisi economica?
Da noi non c'è da mangiare, come nella maggior parte degli slum (i più vasti sono Kibera che ha 700mila persone e Madare 350 mila,
ndr). In questi giorni è tutto chiuso. Nairobi è deserta. Niente traffico. Dunque manca il cibo, manca il carburante, non ci sono trasporti. E questo rende ancor più difficile la vita per le persone. Passano le feste di Natale e la gente deve riprendere il lavoro.
Una bomba a orologeria?
Proprio questo. La fame è cattiva consigliera: la gente diventa ancora più difficile da contenere nel suo sfogo.
La manifestazione del milione di persone che il leader dell'opposizione promette di portare in piazza (oggi, ndr) che cosa può provocare?
Lui conta molto sulla mobilitazione del malumore nelle baraccopoli. Mi sembra comunque strano che la polizia lo permetta. Ma se dovesse accadere la considero una trappola in cui si rischia di cadere ed è quella della guerra civile. Ma potrebbe anche essere una dimostrazione di forza, visto che Odinga ha sempre detto di volere vincere in maniera non violenta. L'errore più grosso è stato quello degli osservatori internazionali che non sono stati rapidi nell'intervenire. Ora a cinque giorni dal voto, se continua la pulizia etnica, diventerà ancora più difficile controllare tutto. Anche se mettono in campo l'esercito. La rabbia può diventare di tutto. Anche guerriglia.
Quindi siamo già con un piede dentro il baratro?
Vorrei dire di no. Ma i segnali come la chiesa bruciata e i ragazzini armati, non sembrano favorire il dialogo. Adesso non ci sono solo Luo e Kikuyo. Altri gruppi hanno dimostrato la loro aggressiva vitalità.
Padre Moschetti vive tra i poveri di Korogocho: si armano bimbi nelle milizie E i segnali sono bruttissimi
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Elezioni - p.Paolo Latorre da Korogocho
fonte: www.korogocho.org
La situazione del Kenya in questo momento è molto critica. Ci sono scontri nelle maggiori città del Kenya, e il rischio è che questi scontri già cruenti tra le due tribù si inaspriscano. Qui a Korogocho abbiamo vissuto momenti molto drammatici, la nostra comunità è situata al centro delle aree dove sono situate le due tribù, l’odio è fomentato dai fatti e anche da false informazioni, e questo fa partire attacchi da l’una come dall’altra parte.
Cerco ora di fare una rapida cronologia degli eventi in questi ultimi giorni.
27-12-07: Giorno delle elezioni tanto atteso. Le elezioni si sono svolte con ordine e calma.
28-12-07: tutti aspettano la proclamazione del vincitore dopo lo spoglio dei voti che viene seguito in diretta dalle tv statali e locali private. Raila sembra essere in testa con circa 1 milione di voti in più.
L’annuncio dei risultati da parte della commissione elettorale viene rinviata varie volte e poi annunciata per il giorno seguente.
29-12-07: Già in mattinata la tensione aumenta in città e poi scontri si svolgono a Kibera che è la circoscrizione di Raila.
La tensione aumenta man mano che i voti di Kibaki crescono e raggiungono quelli di Raila per poi superarli nella mattinata successiva. La notte è turbolenta in varie parti della città, specialmente negli slums. Qui a Korogocho il bilancio è di 7 morti di etnia Luo tra cui due bambini
30-12-07: si attende l’annuncio della commissione elettorale, ma nel frattempo si capisce chiaramente che da parte di Kibaki ci sono stati brogli. Il tutto sembra inverosimile poiché tra i grandi perdenti ci sono 21 ministri più molti parlamentari fedeli a Kibaki; non è possibile che i Keniani abbiano votato così maldestramente!! In serata avviene il giuramento di Kibaki a porte chiuse nella State House alla presenza di pochi rappresentanti aprendo così una grave crisi politica e sociale per il paese. Immediatamente dopo l’annuncio del nuovo presidente in molte città come Kisumu, Eldoret e altre le violenze e scontri con la polizia portano a 124 il numero dei morti in un giorno solo.
31-12-07: alle 6 del mattino I Luo di Korogocho sferrano un’offensiva verso i Kikuyu, per vendicare i 7 morti. Questo comunque è il trend di queste ore in tutto il Kenya. Con p. Daniele e altri pastori della zona cerchiamo di fare una trattativa di pace, poi una processione pacifica gridando AMANI KWA WOTE WAKENYA (PACE PER TUTTI I KENYANI) e cercando di dialogare con tutti i gruppi di giovani che si sono armati di machete e bastoni per difendere e/o attaccare. Attorno a noi respiriamo rabbia e tensione altissima, mentre il gruppo dei pacifisti si fa sempre più esiguo comprensibilmente. Ci rendiamo conto che questa è una guerra tra poveri, che sono strumentalizzati dalla politica che qui come altrove trae giovamento dalla divisione per imperare meglio, poi tra questi giovani arrabbiati per i brogli ci sono anche ladri che traggono vantaggio dalla situazione per rubare e saccheggiare.
Finalmente si raggiunge una tregua che ha come frutto una notte di S. Silvestro silenziosissima, un silenzio surreale, neanche un grido di gioia per il 2008 che da i suoi primi vagiti.
Le iniziative di dialogo si tengono un po’ dappertutto ma tranne ai vertici, Kibaki non dice niente, sta zitto, un silenzio colpevole!!!
1-01-08: la tensione è alta, poca gente viene a messa nella chiesa di St. John dove con p. Daniele celebriamo la messa per il giorno della Pace, anche per strada c’è poca gente. Si comincia ad avvertire la mancanza di viveri, i negozi sono chiusi per paura o perché saccheggiati; le donne per strada non siedono davanti alle loro solite pentole di fagioli e mais (Githeri) o pesce fritto. La situazione si fa confusa perché ci sono spauracchi e voci distorte di attacchi da parte di bande che vengono da fuori, ciò crea allarme nelle comunità. In tutto il paese si svolgono atti di violenza verso i Kikuyu come anche verso i Luo. Il più grave è quello di Eldoret (città a nordovest del paese) dove in una chiesa (Assembly of God) 200 persone Kikuyu si rifugiano e 50 vengono arse vive. Molti i bambini e le donne. Nonostante tutto questo Kibaki tace.
Dati i fatti e le dichiarazioni ufficiali di brogli e data la strategica posizione del Kenya nell’Africa dell’est si ritiene importante un intervento della comunità internazionale che faccia capire a Kibaki di mettersi da parte e di lasciar spazio ad un Governo di unità nazionale, che rispetti la volontà della popolazione espressa con il voto del 27-12-07.
Come missionario in questi giorni sento di aver fatto ciò che è normale e ordinario per un cristiano: restare con la gente nelle sue gioie e nei suoi dolori per testimoniare la presenza dell’Emanuele, Dio con noi. Se l’amore di Cristo ci spinge in acque profonde non possiamo non stare in mezzo a queste situazioni per essere segno di speranza. La costruzione della pace e della convivialità passa da questi crocevia e qui bisogna esserci!! E poi tale pace e convivialità sono una delle poche vie possibili per un mondo nuovo dove ogni donna, uomo, bambino possono essere resi degni dei loro diritti ed educati ai loro doveri.
Tornando alla situazione del Kenya, non sappiamo se il peggio è passato o deve ancora venire, quel che sentiamo da questa baraccopoli è che il futuro non può essere scritto senza i poveri, gli esclusi. La politica internazionale dovrebbe imparare da tempi duri come questi del Kenya o del Rwanda o del Congo, Medio Oriente ecc. per promuovere un’azione politica capace di diventare una “alta forma di Carità” come dicevano all’unisono G. Lapira e Paolo VI.
Grazie a quanti stanno pregando per noi missionari in Kenya, così ci aiutano ad essere segno di speranza e tenerezza di Dio.
Paolo Latorre missionario comboniano
Korogocho - Kenya
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