Mastella se ne va, Prodi cerca la fiducia alle Camere
di Sara Bianchi
La decisione di Clemente Mastella ha aperto di fatto la crisi di governo. Il leader Udeur si è espresso per le elezioni anticipate ed è probabile che la soluzione possa rivelarsi questa. Ma non si esclude nemmeno l'ipotesi di un governo istituzionale, della quale è tornato a parlare Lamberto Dini proponendo «un esecutivo per le emergenze». Certamente l'inchiesta che ha coinvolto l'ex guardasigilli, sua moglie e altre persone a loro vicine ha fatto da potente detonatore nei già difficili equilibri della maggioranza. Ma l'altro elemento fortemente destabilizzante è stato la discussione sulla riforma della legge elettorale. Dopo il via libera della Corte Costituzionale al referendum i timori dei piccoli partiti si sono fatti più grandi. Non è bastata a rassicurarli la discussione in atto sulla bozza Bianco 2 nè quella sul Vassallum. E se il compito di avviare la crisi se l'è assunto Mastella, l'Italia dei Valori, i Verdi, il Pdci, tutti i piccoli dell'Unione, compresa Rifondazione comunista non hanno contribuito ad ammorbidire i toni dello scontro in atto in questi giorni.
Domani mattina il Presidente del Consiglio riferirà alla Camera. Alle 9.00 si riunirà la conferenza dei capigruppo per modificare il calendario d'Aula e subito dopo, già alle 10.00, potrebbe parlare Romano Prodi. Prima del suo discorso a Montecitorio il premier potrebbe recarsi dal Capo dello Stato. Prodi vuole «parlamentarizzare» questo passaggio, presentandosi alle Camere e chiedendo una verifica della fiducia. Le sue comunicazioni dovrebbero dunque essere ripetute al Senato, aprendo in entrambi i rami del Parlamento un dibattito, a conclusione del quale Prodi trarrà le conseguenze, chiedendo il voto o andando al Colle a rimettere il mandato. È un modo per semplificare le procedure e sapere se nelle Camere esiste la possibilità di proseguire il mandato.
Immediatamente dopo l'annuncio di Mastella il segretario del Pd, Walter Veltroni si è recato a Palazzo Chigi per un uncontro con il premier, presente anche Dario Franceschini. La riunione si è poi allargata ai vertici del Pd, con i due vicepremier Massimo D'Alema e Francesco Rutelli, i ministri Arturo Parisi e Giuseppe Fioroni e il capogruppo alla Camera, Antonello Soro. E in serata è cominciato un vertice di maggioranza, con tutti i capi dell'Unione.
Secondo Gennaro Migliore, capogruppo Prc a Montecitorio «Mastella ha fatto prevalere gli interessi personali a quelli del paese e non si possono chiedere elezioni anticipate sulla base di interessi personali». Migliore ammette: «non ci aspettavamo una precipitazione degli eventi di questo tipo; l'appoggio esterno è durato fin troppo poco».
Guarda con decisione ad elezioni anticipate il segretario Pdci. «Se dopo l'uscita dell'Udeur dalla maggioranza ci sarà crisi, non c'è che una strada: il voto anticipato», secondo Diliberto, che spiega: «questo Governo è l'unico legittimato dal voto degli elettori, non ce ne possono essere altri».
Domani il Presidente del Consiglio riferirà in Aula alla Camera, mentre l'opposizione chiede che il premier salga al Quirinale.
Silvio Berlusconi la definisce «una crisi che era già evidente nei fatti». «Ora - prosegue - è indispensabile e urgente ridare la parola ai cittadini».
Secondo Pier Ferdinando Casini «la crisi di governo è inevitabile». Il leader Udc pensa che Prodi «nelle fasi e nei modi che riterrà opportuno, non può non coinvolgere il Quirinale», perchè «l'uscita di un partito dalla maggioranza è un fatto che ha rilievo istituzionale».
Sulla stessa linea anche An, il cui portavoce Andrea Ronchi invita Prodi a «prendere atto della decisione dell'Udeur e rassegnare le dimissioni».
È scettico il presidente dei senatori della Lega Nord, Roberto Castelli: «finché non vedo non ci credo. Dini, Mastella e compagnia cantante ci hanno abituato a troppi proclami. Li aspettiamo al voto, in Senato». Ma Roberto Maroni precisa: «chiediamo che Prodi si dimetta subito, che non si facciano pasticci con governi tecnici o istituzionali, e che si vada direttamente alle elezioni».
21 gennaio 2008
di Sara Bianchi
La decisione di Clemente Mastella ha aperto di fatto la crisi di governo. Il leader Udeur si è espresso per le elezioni anticipate ed è probabile che la soluzione possa rivelarsi questa. Ma non si esclude nemmeno l'ipotesi di un governo istituzionale, della quale è tornato a parlare Lamberto Dini proponendo «un esecutivo per le emergenze». Certamente l'inchiesta che ha coinvolto l'ex guardasigilli, sua moglie e altre persone a loro vicine ha fatto da potente detonatore nei già difficili equilibri della maggioranza. Ma l'altro elemento fortemente destabilizzante è stato la discussione sulla riforma della legge elettorale. Dopo il via libera della Corte Costituzionale al referendum i timori dei piccoli partiti si sono fatti più grandi. Non è bastata a rassicurarli la discussione in atto sulla bozza Bianco 2 nè quella sul Vassallum. E se il compito di avviare la crisi se l'è assunto Mastella, l'Italia dei Valori, i Verdi, il Pdci, tutti i piccoli dell'Unione, compresa Rifondazione comunista non hanno contribuito ad ammorbidire i toni dello scontro in atto in questi giorni.
Domani mattina il Presidente del Consiglio riferirà alla Camera. Alle 9.00 si riunirà la conferenza dei capigruppo per modificare il calendario d'Aula e subito dopo, già alle 10.00, potrebbe parlare Romano Prodi. Prima del suo discorso a Montecitorio il premier potrebbe recarsi dal Capo dello Stato. Prodi vuole «parlamentarizzare» questo passaggio, presentandosi alle Camere e chiedendo una verifica della fiducia. Le sue comunicazioni dovrebbero dunque essere ripetute al Senato, aprendo in entrambi i rami del Parlamento un dibattito, a conclusione del quale Prodi trarrà le conseguenze, chiedendo il voto o andando al Colle a rimettere il mandato. È un modo per semplificare le procedure e sapere se nelle Camere esiste la possibilità di proseguire il mandato.
Immediatamente dopo l'annuncio di Mastella il segretario del Pd, Walter Veltroni si è recato a Palazzo Chigi per un uncontro con il premier, presente anche Dario Franceschini. La riunione si è poi allargata ai vertici del Pd, con i due vicepremier Massimo D'Alema e Francesco Rutelli, i ministri Arturo Parisi e Giuseppe Fioroni e il capogruppo alla Camera, Antonello Soro. E in serata è cominciato un vertice di maggioranza, con tutti i capi dell'Unione.
Secondo Gennaro Migliore, capogruppo Prc a Montecitorio «Mastella ha fatto prevalere gli interessi personali a quelli del paese e non si possono chiedere elezioni anticipate sulla base di interessi personali». Migliore ammette: «non ci aspettavamo una precipitazione degli eventi di questo tipo; l'appoggio esterno è durato fin troppo poco».
Guarda con decisione ad elezioni anticipate il segretario Pdci. «Se dopo l'uscita dell'Udeur dalla maggioranza ci sarà crisi, non c'è che una strada: il voto anticipato», secondo Diliberto, che spiega: «questo Governo è l'unico legittimato dal voto degli elettori, non ce ne possono essere altri».
Domani il Presidente del Consiglio riferirà in Aula alla Camera, mentre l'opposizione chiede che il premier salga al Quirinale.
Silvio Berlusconi la definisce «una crisi che era già evidente nei fatti». «Ora - prosegue - è indispensabile e urgente ridare la parola ai cittadini».
Secondo Pier Ferdinando Casini «la crisi di governo è inevitabile». Il leader Udc pensa che Prodi «nelle fasi e nei modi che riterrà opportuno, non può non coinvolgere il Quirinale», perchè «l'uscita di un partito dalla maggioranza è un fatto che ha rilievo istituzionale».
Sulla stessa linea anche An, il cui portavoce Andrea Ronchi invita Prodi a «prendere atto della decisione dell'Udeur e rassegnare le dimissioni».
È scettico il presidente dei senatori della Lega Nord, Roberto Castelli: «finché non vedo non ci credo. Dini, Mastella e compagnia cantante ci hanno abituato a troppi proclami. Li aspettiamo al voto, in Senato». Ma Roberto Maroni precisa: «chiediamo che Prodi si dimetta subito, che non si facciano pasticci con governi tecnici o istituzionali, e che si vada direttamente alle elezioni».
21 gennaio 2008
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