sabato, dicembre 29, 2007

Il welfare non è un lusso

Sergio D'Angelo, portavoce del forum campano del Terzo Settore, ritorna opportunamente sulla questione welfare e sviluppo in relazione al caso campano e alla finanziaria regionale.

Il welfare non è un lusso
di Sergio D´Angelo *
da Repubblica - Napoli del 28 dicembre 2007

Il confronto sul bilancio regionale annuncia un percorso molto complicato e non meno problematico di quello per la legge finanziaria appena licenziata e anche tanto criticata: le risorse sono poche e saranno tagliati importanti settori di attività.
A farne le spese saranno soprattutto il welfare, l´edilizia abitativa e le politiche attive del lavoro. Guardare al welfare con fastidio o rimuoverlo come se fosse, ormai, un peso del passato di fronte alle emergenze di nuovi, presunti, più importanti problemi è una tesi molto sciocca che alla lunga non porterà vantaggi per nessuno.
Tutti - imprenditori, sindacati e partiti - sanno di una situazione estremamente complessa e difficile da affrontare e avanzano suggerimenti di ogni genere, ma i risultati, bisogna dirlo, non sono per niente positivi: poco sviluppo, scarsa sicurezza, occupazione ferma, aumento del degrado e della disgregazione sociale. L´ulteriore deterioramento sociale è stato chiaramente causato anche dal minore apporto della spesa pubblica che ha penalizzato innanzitutto le regioni meridionali e i loro sistemi locali di welfare, peggiorando le condizioni di difficoltà materiale e di preesistente crisi sociale. Niente più del livello di arretratezza delle regioni meridionali può spiegare meglio l´esigenza di dover accompagnare la crescita con robuste dosi di politiche e interventi sociali. Perché per uno sviluppo reale e duraturo c´è bisogno di un forte investimento sociale e di un impegno di lungo periodo, che richiede scelte nazionali, ma anche uno sforzo serio e politiche nuove da parte di chi ha responsabilità di governo locale.
Purtroppo non si scorgono ancora elementi di novità nell´orizzonte della politica: il welfare dei servizi non è in alcuna agenda politica e non interessa più nessuno. La Regione Campania non trova nemmeno un euro in più di 33 milioni da investire per reddito di cittadinanza e legge sulla dignità sociale: meno della metà di quanto spendeva già 2 anni fa solo per il reddito di cittadinanza; meno di quanto richiede ai Comuni; molto meno di quel poco previsto dallo Stato; meglio solo della Calabria.
Il governo nazionale, nonostante il recente boom fiscale, non co-finanzia alcuna misura di contrasto alla povertà come pure aveva promesso, sostenendo che bisogna attendere il tempo necessario per far ritornare a posto i conti pubblici e rimettere in moto l´economia; un tempo, però, che in Campania e in tutto il Sud non verrà mai: non solo perché la crescita, così, avrebbe un costo sociale troppo elevato e non sarebbe né possibile né giusto chiedere alle persone più bisognose di aspettare ancora, ma soprattutto perché la ripresa economica non può realizzarsi in un contesto così deteriorato e disgregato.
In Campania è proprio il nesso tra sviluppo e welfare il punto debole attorno a cui deve ruotare la costruzione di una società che, da un lato, deve rendere concreta la possibilità che nuove esigenze dei cittadini possano trovare spazio e modi adeguati di risposta nell´ambito dei sistemi di interventi socio educativi e delle politiche del lavoro; dall´altro - anche in relazione alla domanda di sicurezza che giustamente viene dalle persone - deve prevenire forme di disagio e di devianza, che possono maggiormente svilupparsi in ambienti così deteriorati e socialmente degradati come lo sono molte realtà della regione.
Nel frattempo, invece, per continuare a parlare di sicurezza e legalità senza fare confusione, sarebbe assai utile diffondere l´idea - nelle istituzioni così come nella società - che il welfare non è un lusso, ma soprattutto un importante settore di attività per fornire risposte reali alle necessità della collettività e un sistema di diritti essenziali alle persone; cioè, quello che serve a rendere l´ambiente sociale non ostile all´attività economica e a dare più sicurezza ai territori.
* L´autore è portavoce del Forum regionale del terzo settore

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