sabato, novembre 10, 2007

Romeni e comunità rom in Italia.

Gennaio 2007: ingresso di Romania e Bulgaria nell’Unione Europea. Molti erano coloro che si attendevano l’avvio di un esodo massiccio di cittadini romeni diretti verso il nostro Paese ma così non è stato.


Il numero complessivo di romeni presenti in Italia appare stabilizzato e non ha in ogni caso subito brusche impennate. Quando si tratta di questo argomento, ci si avvale peraltro di stime imprecise e il nuovo status di cittadini neocomunitari non diminuisce – semmai aumenta - il livello di approssimazione nel calcolo.
In base alle valutazioni correnti, in Italia risiederebbero tra un minimo di 300.000 fino a un massimo di oltre un milione di romeni. Quest’ultima cifra, non priva di attendibilità seppure non documentabile, è fornita dalle stesse organizzazioni di riferimento dei romeni in Italia.
Secondo talune stime, si registrerebbe peraltro un’ inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, con un flusso di circa 15.000 persone che nell’ultimo anno sarebbero tornate in Romania, spinte dal miglioramento delle condizioni di vita nel loro Paese. Il tasso reale di crescita economica in Romania è infatti considerevole, attestato al 4,1%. In taluni settori, in particolare quello delle costruzioni, si registra una carenza di manodopera che è un freno a un ulteriore sviluppo. Si è dunque costretti ad importare lavoratori dall’Ucraina, dalla Moldavia o addirittura dalla Cina.
Gli aspetti di questa crescita a ritmi sostenuti – trascinata dall’arrivo in Romania di multinazionali alla ricerca di manodopera a costo moderato – sono visibili soprattutto a Bucarest, dove affiorano, almeno nelle aree centrali e in quel che rimane dei boulevard che ne fecero la ‘Parigi dell’est” (titolo conteso con Budapest ) una certa patina glamour e dove il costo delle case sopravanza quello di una città ben altrimenti turistica come la capitale ungherese.
L’afflusso di cittadini romeni verso l’Italia, si è dunque del tutto arrestato, per una serie di circostanze? In realtà, sarebbe inesatto affermarlo. Si è verificata la crescita di quella che nell’ultimo anno è divenuta, almeno nelle grandi aree metropolitane, la componente più visibile dell’immigrazione romena: parliamo della minoranza costituita da rom, nomadi come talora si dice in senso estensivo (e impreciso) o zingari come spesso si usa spregiativamente. Si tratta, come la maggior parte delle persone sa, di una minoranza transnazionale. Minoranza che è numerosa in Romania, più che in qualsiasi altro Paese d’Europa. Anche qui, come nel caso dei romeni in Italia le stime sono oltremodo imprecise: si va da un minimo di 400.000 a un massimo di tre milioni di persone di etnia rom stimate come residenti in Romania. Ciò dipende essenzialmente dal fatto che moltissime persone di origine rom, in un processo durato generalmente più generazioni, hanno conseguito una condizione di concreta emancipazione socio-economica e di ‘integrazione’ all’interno del modus vivendi predominante nella società romena. Queste persone o gruppi di persone, in alcuni rilevamenti, non vengono derubricati sotto la ‘voce’ rom, marginalizzante e suscettibile di un inquadramento discriminatorio.
L’identificazione tra romeni e rom , talora impropriamente entrata nel senso comune in Italia e non di rado ampiamente mediatizzata, è infatti invisa alla maggior parte della popolazione della Romania, dove i rom sono oggetto di pesanti pregiudizi e tenuti sotto controllo (in nessuna distretto amministrativo romeno la popolazione rom supera il 5-6% della popolazione e quasi tutte le aree si attengono alla medesima ‘media’ percentuale). Alcune delle più numerose comunità rom romene recentemente immigrate in Italia – come quelle provenienti da Craiova – spesso fuggono da una situazione non soltanto di discriminazione, ma di vera e propria intimidazione ad opera di sparuti quanto agguerriti gruppi anti-þigani (dove la parola þigani è evidentemente il corrispettivo in lingua romena di zingari).
Il fenomeno dell’immigrazione di ingenti comunità rom dalla Romania ha contributo ad amplificare nell’opinione pubblica italiana un sentimento di diffidenza, negli anni precedenti sempre vivo ma su livelli costanti. La percezione dei rom come ‘problema’ – magari risolvibile in termini unicamente repressivi - appare in Italia più viva che in Paesi come la Francia o la Germania. E’ discutibile – e verosimilmente del tutto errato – che ciò avvenga a causa di una ipotetica maggiore propensione all’intolleranza da parte degli italiani. E’ invece vero che altri Paesi - in primis i citati Francia e Germania – hanno saputo favorire serie politiche di integrazione non disgiunte da politiche di rigore – si veda a questo riguardo l’applicazione della direttiva 38 sull’espulsione dei cittadini comunitari privi di mezzi di sussistenza o recanti danno all’ordine pubblico. In Italia, per l’assenza non tanto di strumenti finanziari adeguati quanto di un’idonea programmazione politico-amministrativa, non ci si è posti, salvo rare eccezioni, il problema di mettere in atto una politica abitativa che coinvolga anche i rom, divenuti da tempo in massima parte stanziali, a dispetto della denominazione di ‘nomadi’.


Indubbiamente l’arrivo massiccio di comunità rom rappresenta un pungolo alla pigrizia mentale che induce talora a ritenere che l’integrazione in Italia non debba essere costruita ma avvenga sulla base di un semplice processo inerziale di autoregolamentazione
Può essere interessante osservare che la comunità rom, la quale certamente nell’odierno contesto italiano presenta non comuni problemi di integrazione, in numerosi casi tende ad assimilarsi nel tessuto sociale in misura maggiore rispetto a comunità più ‘disciplinate’ ma anche meno disposte all’ibridazione con la maggioranza della società che li circonda.
La situazione presente richiede che venga attuate politiche di accoglienza e di cittadinanza nei confronti dei rom, laddove al concetto di cittadinanza è sottesa l’idea di eguaglianza sia di diritti sia di doveri. Per molto tempo in Italia – da parte di autorità governative e talora amministrazioni locali - è prevalsa la tendenza ad ignorare semplicemente la questione, se non in termini di mero problema di ordine pubblico.
La condizione della maggioranza dei rom presenti in Italia – evidentemente non tutti provenenti dalla Romania - è un ‘problema’ che può essere trasformato in risorsa, ma non ci si può attendere che in questo campo radicali trasformazioni di segno positivo possano avvenire senza adeguate politiche di sostegno.

Daniele Diviso da www.benecomune.net

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bella analisi, buona idea anche il sito benecomune.com

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie