Me ne vado, «armi, bagagli e server in uno Stato democratico». Non è una minaccia, è Beppe Grillo infuriato per la proposta di legge presentata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi. Non poteva partire che da lui, il re dei bloggers, la protesta contro quella che giudicano una legge per «tappare la bocca a Internet».
A seminare il panico, sono gli obblighi di registrazione e la burocrazia varia che il disegno di legge prevede per i prodotti editoriali del web. E soprattutto le sanzioni previste per la diffamazione. Tutti i siti, compresi i blog dunque, dovranno registrarsi al Roc, il Registro per gli Operatori della Comunicazione. «Quale ragazzo – tuona Grillo – si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?». E invita i suoi fedelissimi a mandare mail di protesta all’indirizzo del sottosegretario Levi.
Ma prima di vedersi intasare la casella di posta elettronica, Ricardo Franco Levi decide di scrivere prima lui: «Lo spirito del nostro progetto non è certo questo – rassicura – Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile». Ma, è ovvio, quello di Grillo non può essere considerato un semplice blog personale, con il marasma che ha combinato. «Quando prevediamo l'obbligo della registrazione – continua Levi – non pensiamo alla ragazza o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog, pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria». E Levi difende anche il percorso di partecipazione con cui la proposta è stata costruita: «Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze: abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet e ci siamo fatti aiutare da esperti dell'economia e del diritto. Il risultato – spiega – è leggibile sul nostro sito dove pure si possono trovare in totale trasparenza tutti gli elementi e i dettagli dell'intervento pubblico a favore dell'editoria». Quanto al tema della responsabilità, commenta Levi «credo che sia un tema che a nessuno dovrebbe stare più a cuore di chi usa, apprezza e ama la Rete».
Comunque, c’è tempo. Il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre: il Governo, su proposta del premier Romano Prodi ha delegato se stesso all’emanazione di un testo unico per il riordino dell’intera legislazione del settore editoriale. Ora il ddl passerà all’esame delle Camere.
Intanto, si scatenano i commenti. Il ministro Di Pietro usa il suo blog per scagliarsi contro la proposta che reputa «liberticida, contro l'informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni». «Per quanto ci riguarda – spiega Giuseppe Giulietti, deputato Ds e fondatore di Articolo21 – riterremmo un gravissimo errore l'assimilazione tra i siti editoriali tradizionali e l'intero universo dei blog». «Voglio sperare che il ddl del governo non voglia davvero regolamentare i blog nella rete, sarebbe come voler fermare l'acqua del mare», parafrasa il responsabile Informazione del Pdci, Gianni Montesano. Che però aggiunge: «Una cosa è la libera circolazione delle idee e delle informazioni, un diario; altra cosa un'iniziativa editoriale per la quale, in quel caso sì, è giusta una regolamentazione».
A seminare il panico, sono gli obblighi di registrazione e la burocrazia varia che il disegno di legge prevede per i prodotti editoriali del web. E soprattutto le sanzioni previste per la diffamazione. Tutti i siti, compresi i blog dunque, dovranno registrarsi al Roc, il Registro per gli Operatori della Comunicazione. «Quale ragazzo – tuona Grillo – si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?». E invita i suoi fedelissimi a mandare mail di protesta all’indirizzo del sottosegretario Levi.
Ma prima di vedersi intasare la casella di posta elettronica, Ricardo Franco Levi decide di scrivere prima lui: «Lo spirito del nostro progetto non è certo questo – rassicura – Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile». Ma, è ovvio, quello di Grillo non può essere considerato un semplice blog personale, con il marasma che ha combinato. «Quando prevediamo l'obbligo della registrazione – continua Levi – non pensiamo alla ragazza o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog, pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria». E Levi difende anche il percorso di partecipazione con cui la proposta è stata costruita: «Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze: abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet e ci siamo fatti aiutare da esperti dell'economia e del diritto. Il risultato – spiega – è leggibile sul nostro sito dove pure si possono trovare in totale trasparenza tutti gli elementi e i dettagli dell'intervento pubblico a favore dell'editoria». Quanto al tema della responsabilità, commenta Levi «credo che sia un tema che a nessuno dovrebbe stare più a cuore di chi usa, apprezza e ama la Rete».
Comunque, c’è tempo. Il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre: il Governo, su proposta del premier Romano Prodi ha delegato se stesso all’emanazione di un testo unico per il riordino dell’intera legislazione del settore editoriale. Ora il ddl passerà all’esame delle Camere.
Intanto, si scatenano i commenti. Il ministro Di Pietro usa il suo blog per scagliarsi contro la proposta che reputa «liberticida, contro l'informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni». «Per quanto ci riguarda – spiega Giuseppe Giulietti, deputato Ds e fondatore di Articolo21 – riterremmo un gravissimo errore l'assimilazione tra i siti editoriali tradizionali e l'intero universo dei blog». «Voglio sperare che il ddl del governo non voglia davvero regolamentare i blog nella rete, sarebbe come voler fermare l'acqua del mare», parafrasa il responsabile Informazione del Pdci, Gianni Montesano. Che però aggiunge: «Una cosa è la libera circolazione delle idee e delle informazioni, un diario; altra cosa un'iniziativa editoriale per la quale, in quel caso sì, è giusta una regolamentazione».
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