di CORRADO CASTIGLIONE
La mappa dei seggi è chiusa in Campania per le primarie del Pd, anche se con ritardo e qualche contestazione come a Caserta dove l’accusa rivolta al presidente dell’Utap (ufficio tecnico amministrativo provinciale) è quella di avere designato i siti senza convocare l’intero organismo. Se poi ci si aggiunge il fatto che l’elenco completo suddiviso per province viene aggiornato da Roma ogni due giorni sul sito web (www.ulivo.it) ecco che si ricava che, nell’eventualità migliore, probabilmente soltanto da domani tutti gli elettori campani del Pd sapranno dove potranno votare domenica. A quattro giorni dal 14 ottobre: non è proprio un gran risultato per chi si prefigge di portare alle urne tra i 150mila e i 200mila elettori. E soprattutto, come segnala qualche candidato alla segreteria regionale da Sandro De Franciscis a Eugenio Mazzarella, può equivalere a favorire la mobilitazione soltanto degli apparati, a discapito dell’elettore meno aggiornato. Non a caso Marinella De Nigris, candidata per l’area Letta, invita il presidente dell’Utap Napoli Raffaele Dobellini a pubblicizzare subito gli indirizzi dei seggi: «Sono pronta a sporgere denuncia alla Procura, perché così si finisce per influenzare il voto». Ma i nodi organizzativi non finiscono qui. C’è da identificare le platee elettorali. E qui nasce un nuovo intoppo: suddividere le varie sezioni comunali per ogni seggio serve non solo a garantire la regolarità del voto, ma anche a scongiurare code alle urne. Intanto c’è da completare la stampa delle schede, secondo alcuni previste in numero non adeguato. Poi c’è da risolvere la grana degli scrutatori. Mentre ogni lista si mobilita per avere in ogni seggio un rappresentante: cosa che non riuscirà a tutti gli schieramenti. D’altro canto il clima resta teso. Anche Rosy Bindi domenica ha ribadito l’allarme, che oggi tutti i candidati alla segreteria regionale condividono. A partire da Tino Iannuzzi: «Capisco la preoccupazione: nelle ultime settimane ci sono stati troppi veleni, non certi diffusi da me, visto che ne sono stato proprio io il destinatario. Bisogna assolutamente sdrammatizzare, altrimenti rischiamo di portare la litigiosità anche nei seggi. Niente di più sbagliato, perché il 14 ottobre deve essere una festa per tutti. Quanto alla partecipazione è difficile azzardare previsioni, ma auspico che sia più la ampia possibile e motivata». Azzarda un numero invece il demitiano Bruno Cesario: «Almeno 150mila: sarebbe un buon risultato». Stessi toni con Salvatore Piccolo: «Siamo molto preoccupati, alla luce dei segnali che ci sono stati finora sia nella compilazione delle liste sia nell’individuazione dei seggi. Ci auguriamo che non ci siano episodi di prevaricazione, ma li temiamo. Perciò faccio un appello ai candidati perché tutto si svolga in tranquillità. Ai rappresentanti di lista che in queste ore si stanno mobilitando chiedo di operare con pacatezza e buon senso, anche di fronte ai disguidi che probabilmente ci saranno. Spero che gli elettori siano almeno 200mila». Preoccupato per la regolarità è anche Sandro De Franciscis, che però invita a spostare l’attenzione sui ritardi e le imprecisioni che rischiano di limitare la partecipazione del voto: «Pur non volendo restare vittima della cultura del sospetto, devo evidenziare che in Campania siamo molto indietro nell’attuazione dei meccanismi che avrebbero dovuto favorire una larga partecipazione dell’elettorato del Pd». E solleva il nodo delle schede: «Bisogna predisporne un adeguato numero rispetto alle previsioni di partecipazione». E azzarda una previsione: all’incirca il 10-12 per cento dell’elettorato che Ds, Dl e una quota dello Sdi raccolsero alle ultime regionali (un milione di preferenze). Sulla trasparenza del voto insiste Eugenio Mazzarella: «Spero che a nessuno interessi vincere barando, ma sarà opportuna la massima vigilanza domenica ai seggi. Confidiamo in una larga partecipazione: se gli elettori saranno solo 100mila, come sento dire in giro, sarebbe davvero un flop. Un successo sarebbe portarne alle urne 200mila».
La mappa dei seggi è chiusa in Campania per le primarie del Pd, anche se con ritardo e qualche contestazione come a Caserta dove l’accusa rivolta al presidente dell’Utap (ufficio tecnico amministrativo provinciale) è quella di avere designato i siti senza convocare l’intero organismo. Se poi ci si aggiunge il fatto che l’elenco completo suddiviso per province viene aggiornato da Roma ogni due giorni sul sito web (www.ulivo.it) ecco che si ricava che, nell’eventualità migliore, probabilmente soltanto da domani tutti gli elettori campani del Pd sapranno dove potranno votare domenica. A quattro giorni dal 14 ottobre: non è proprio un gran risultato per chi si prefigge di portare alle urne tra i 150mila e i 200mila elettori. E soprattutto, come segnala qualche candidato alla segreteria regionale da Sandro De Franciscis a Eugenio Mazzarella, può equivalere a favorire la mobilitazione soltanto degli apparati, a discapito dell’elettore meno aggiornato. Non a caso Marinella De Nigris, candidata per l’area Letta, invita il presidente dell’Utap Napoli Raffaele Dobellini a pubblicizzare subito gli indirizzi dei seggi: «Sono pronta a sporgere denuncia alla Procura, perché così si finisce per influenzare il voto». Ma i nodi organizzativi non finiscono qui. C’è da identificare le platee elettorali. E qui nasce un nuovo intoppo: suddividere le varie sezioni comunali per ogni seggio serve non solo a garantire la regolarità del voto, ma anche a scongiurare code alle urne. Intanto c’è da completare la stampa delle schede, secondo alcuni previste in numero non adeguato. Poi c’è da risolvere la grana degli scrutatori. Mentre ogni lista si mobilita per avere in ogni seggio un rappresentante: cosa che non riuscirà a tutti gli schieramenti. D’altro canto il clima resta teso. Anche Rosy Bindi domenica ha ribadito l’allarme, che oggi tutti i candidati alla segreteria regionale condividono. A partire da Tino Iannuzzi: «Capisco la preoccupazione: nelle ultime settimane ci sono stati troppi veleni, non certi diffusi da me, visto che ne sono stato proprio io il destinatario. Bisogna assolutamente sdrammatizzare, altrimenti rischiamo di portare la litigiosità anche nei seggi. Niente di più sbagliato, perché il 14 ottobre deve essere una festa per tutti. Quanto alla partecipazione è difficile azzardare previsioni, ma auspico che sia più la ampia possibile e motivata». Azzarda un numero invece il demitiano Bruno Cesario: «Almeno 150mila: sarebbe un buon risultato». Stessi toni con Salvatore Piccolo: «Siamo molto preoccupati, alla luce dei segnali che ci sono stati finora sia nella compilazione delle liste sia nell’individuazione dei seggi. Ci auguriamo che non ci siano episodi di prevaricazione, ma li temiamo. Perciò faccio un appello ai candidati perché tutto si svolga in tranquillità. Ai rappresentanti di lista che in queste ore si stanno mobilitando chiedo di operare con pacatezza e buon senso, anche di fronte ai disguidi che probabilmente ci saranno. Spero che gli elettori siano almeno 200mila». Preoccupato per la regolarità è anche Sandro De Franciscis, che però invita a spostare l’attenzione sui ritardi e le imprecisioni che rischiano di limitare la partecipazione del voto: «Pur non volendo restare vittima della cultura del sospetto, devo evidenziare che in Campania siamo molto indietro nell’attuazione dei meccanismi che avrebbero dovuto favorire una larga partecipazione dell’elettorato del Pd». E solleva il nodo delle schede: «Bisogna predisporne un adeguato numero rispetto alle previsioni di partecipazione». E azzarda una previsione: all’incirca il 10-12 per cento dell’elettorato che Ds, Dl e una quota dello Sdi raccolsero alle ultime regionali (un milione di preferenze). Sulla trasparenza del voto insiste Eugenio Mazzarella: «Spero che a nessuno interessi vincere barando, ma sarà opportuna la massima vigilanza domenica ai seggi. Confidiamo in una larga partecipazione: se gli elettori saranno solo 100mila, come sento dire in giro, sarebbe davvero un flop. Un successo sarebbe portarne alle urne 200mila».
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