venerdì, ottobre 26, 2007

E' morto lo storico cattolico Pietro Scoppola


E’ morto a Roma in nottata il prof. Pietro Scoppola alle soglie degli 81 anni, essendo nato il 14 dicembre del 1926. Era professore ordinario di Storia contemporanea nella Facoltà di scienze politiche dell’Università di Roma La Sapienza (dopo aver insegnato Storia del Risorgimento, Storia dei partiti e Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa). Accanto al lavoro di storico, Scoppola ha sempre vissuto un intenso impegno civile, fino ad essere eletto senatore nella IX legislatura (1983-1987). Ha fatto parte della commissione di 12 saggi che hanno redatto il Manifesto del Partito Democratico. Ambiti della sua ricerca, il rapporto fra coscienza religiosa e coscienza civile, fra Chiesa e Stato, la vita della democrazia in Italia. Nelle sue opere ha approfondito in particolare la storia del movimento cattolico italiano e della Democrazia cristiana. (Fra le sue opere maggiori: “Chiesa e Stato nella storia d'Italia”; “'La Chiesa e il fascismo”; “La Repubblica dei partiti”; "Profilo storico della democrazia in Italia”, il saggio “Parlamento e governo da De Gasperi a Moro” e la recentissima “La coscienza e il potere”). Unanime il cordoglio per la sua morte nel mondo politico e culturale italiano: “L’Italia deve molto al suo lavoro e alla sua fedeltà ai principi della nostra Costituzione – ha affermato tra l’altro il presidente del consiglio, Romano Prodi - sempre alla ricerca di forme di partecipazione per una democrazia più compiuta”. “Il vuoto della sua scomparsa – scrive in una nota il vice presidente della Camera, Pierluigi Castagnetti – sarà difficilmente colmabile per tutta una generazione di storici e per i cattolici democratici impegnati in politica”. Scoppola ha collaborato a lungo anche con la nostra emittente in qualità di commentatore storico e politico. Ma per un ritratto della sua figura leggiamo l'ex presidente delle ACLI Domenico Rosati, intervistato da Adriana Masotti:


R. – Io lo ricordo innanzitutto come cristiano. Frequentavamo insieme un gruppo di riflessione biblica ed egli dava sempre un contributo di competenza e di fede. E poi, c’è la sua opera di storico: è uno storico del Movimento cattolico ma anche della società italiana, nell’intreccio tra il ruolo dei cattolici e lo sviluppo della società e sotto il profilo della conquista della democrazia da parte anche dei cattolici, per cui i cattolici dalla opposizione allo Stato unitario, passano progressivamente a comprendere il valore della democrazia politica, fino a farsene costruttori con la Costituzione, poi difensori e poi impegnati nel suo sviluppo. E infine, uno Scoppola politico: immaginava di guidare i processi politici secondo una sua visione che da molti fu discussa, ma sempre intrecciando la visione cristiana che aveva con le esigenze della politica. Poi cercò di piegare l’asprezza della politica ad una visione più esigente, più moralmente coerente.


Il commento di padre Giovanni Sale, storico della rivista dei gesuiti, “Civiltà Cattolica” che ha intessuto rapporti di lavoro personali con Pietro Scoppola. Scoppola, infatti, ha scritto la prefazione a diverse opere di padre Sale:


R. – Il prof. Pietro Scoppola è stato uno dei maggiori intellettuali cattolici del Novecento, esponente di primo piano di quel cattolicesimo democratico che ha avuto in Murri, Sturzo, De Gasperi e Moro i suoi punti di riferimento più propri. Il suo lavoro è stato fondamentale per capire meglio il senso del cattolicesimo democratico, il suo impegno nella società al servizio del bene comune. La sua attività di studioso, ma anche poi di uomo impegnato nella politica orientata proprio per conciliare questi due aspetti: l’impegno cattolico e l’impegno civile. Per lui questo rappresentava quasi un dogma ideologico – diciamo così – che i cattolici dovessero assumere in primo piano, come peso proprio, il senso della responsabilità politica e quindi della loro attività a servizio del bene pubblico.


Morto lo storico Scoppola, Prodi: «Un padre della Costituzione»

È morto lo storico Pietro Scoppola, senatore indipendente eletto nelle liste della Dc dal 1983 al 1987. La notizia è stata data nell'Aula del Senato dal senatore Giorgio Tonini che lo ha brevemente ricordato. Scoppola era professore ordinario di storia contemporanea della Sapienza di Roma. Studioso di De Gasperi e del sistema politico italiano con particolare attenzione al ruolo dei Partiti. Un ricordo e un commiato è stato espresso anche dal presidente del Consiglio, Romano Prodi durante la conferenza stampa di presentazione delle iniziative del governo per il 60' anniversario della Costituzione. «È un ricordo molto triste - ha affermato il premier - Scoppola non è stato solo un grande storico dell'Italia moderna e contemporanea ma aveva fatto della Costituzione il suo punto di riferimento fondamentale, ai valori costituzionali si era sempre ispirato. Dedicherei a lui questo nostro incontro che vuole ricordare con forza questa Carta che costituisce il fondamento della nostra Repubblica».

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Una grande perdita.
:-(
MIster X di COmicomix

Anonimo ha detto...

Le Acli ricordano Pietro Scoppola: «studioso, promotore e protagonista dell’impegno dei cattolici in politica»

Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani esprimono il loro cordoglio per la scomparsa di Pietro Scoppola, storico e studioso del movimento cattolico italiano, protagonista «limpido ed autorevole» della cultura e della politica italiana, «testimone coerente della fede in tutte le fasi della sua vita».

«Pietro Scoppola ha rappresentato per le Acli un punto di riferimento di grandissimo valore – commenta il presidente Andrea Olivero – Non solo come studioso autorevole del movimento cattolico, ma anche come promotore dell’impegno dei cattolici nella società e nella politica. Di questo impegno è stato attore in prima persona, con la sua autorevolezza culturale e integrità morale, offrendo una testimonianza concreta di integrazione tra pensiero e azione, secondo uno spirito particolarmente affine alla tradizione aclista».

Le Acli ricordano in particolare la stagione referendaria degli anni ’90 vissuta insieme con Pietro Scoppola nella speranza di una riforma profonda della politica italiana, «di cui si avverte ancor oggi tutta l’urgenza».

«Come cristiani – ricorda ancora Olivero – siamo grati a Pietro Scoppola per averci offerto un’ interpretazione lucida e feconda del Concilio Vaticano II, sapendone portare i fermenti nel dibattito culturale, sociale e anche politico. Ma soprattutto gli siamo grati per la sua testimonianza di fede, portata avanti con fedeltà, coerenza ed umiltà in ogni fase della sua vita».

Anonimo ha detto...

da La Stampa
A pochi mesi dalla scomparsa di Giuseppe Alberigo, la cultura cattolico-democratica italiana perde, con Pietro Scoppola, un altro suo grande padre. Entrambi storici rigorosi e di severa probità morale, impersonano, però, due modi assolutamente diversi di interpretare la figura dell’intellettuale impegnato nella vita pubblica. Il primo, infatti, anche per una certa austerità e scabrosità di carattere, preferisce «fare politica» attraverso l’influenza dei suoi studi; Scoppola, invece, è sempre pronto, aiutato anche da una cordialità immediata e trascinante, a mettere a disposizione la sua cultura e il suo prestigio per aiutare i progetti politici che, via via, gli sembrano utili per la modernizzazione della nostra democrazia.

L’intreccio con la diretta partecipazione politica, pur nel rispetto assoluto dell’autonomia intellettuale, diviene, così, la caratteristica peculiare della sua figura pubblica. Non nel senso di uno storico «prestato» alla politica, ma in quello di uno storico a cui, nei momenti più difficili, ricorre la politica. Del resto, la sua vocazione accademica respira subito l’aria del Parlamento, attraverso l’esperienza giovanile di funzionario al Senato. Allievo di Arturo Carlo Jemolo, resta sempre fedele all’ispirazione del maestro nello scrupolo con cui, per tutta la vita, riesce a distinguere gli imperativi della sua coscienza cattolica dall’osservanza delle regole che il cittadino di uno Stato laico è impegnato a rispettare.

Studioso soprattutto della presenza politica del cattolicesimo italiano e, in generale, del sistema dei partiti nella seconda metà del secolo scorso, Scoppola dedica un’opera fondamentale ad Alcide De Gasperi ed è indagatore finissimo dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato. L’impegno intellettuale e quello dell’insegnamento, come detto, non gli fanno tralasciare, però, la partecipazione diretta alla vita politica. Così la sua figura di gentiluomo, con pipa, erre moscia e candida chioma, si affianca, con un ottimismo a prova di tutte le delusioni, a gran parte dei tentativi di rinnovamento dei nostri partiti. Prima cerca di rianimare l’ispirazione ideale di una Dc ormai condannata dall’usura di un lungo potere, fino al punto di accettare il seggio senatoriale nelle file di quel partito, sia pure come indipendente. Poi appoggia l’ondata di referendum che, attraverso le iniziative di Segni, tenta di arginare la decadenza della Prima repubblica. Infine, nei primi anni del Duemila, promuove, sempre restando fedele al suo ruolo di intellettuale, l’incontro tra il suo riformismo cattolico e quello di impronta laica e socialista.

Scoppola diviene, perciò, uno dei padri dell’Ulivo e, da ultimo, uno degli ispiratori ideali del Partito democratico. Tragico, ma in un certo modo consolante destino, la sua vita si chiude proprio in coincidenza con la nascita di questo sua ultima incarnazione di un sogno politico che, nonostante le sconfitte, mai abbandona il suo spirito combattivo e fiducioso. Un atteggiamento di coerenza intellettuale, di fermo coraggio, ma anche di disponibilità ad ascoltare le ragioni degli altri, che gli valgono il rispetto dei suoi avversari, fuori e, soprattutto, dentro il mondo cattolico.

Alcune frasi della prefazione all’ultimo suo libro, La coscienza e il potere (Laterza), uscito appena un mese fa, sembrano assumere, ora, il tono di un testamento spirituale, lucido e severo nell’analisi, ma non rassegnato: «Al di là degli aspetti politici dell’incompiuta transizione, vi è un dato psicologico che assume di giorno in giorno un peso crescente: il disincanto morale, la sfiducia nella legalità e nello Stato, lo scetticismo verso una classe politica in continua espansione numerica ma in molti casi in regressione qualitativa». Ma il testo di Scoppola si chiude, in maniera significativamente esemplare, con il rifiuto della diserzione e della rinuncia: «I giochi, se così si vuol chiamarli - avverte - non sono tutti fatti. La partita non è chiusa». Per lui, in piena consapevolezza, la partita della sua vita, invece, si stava chiudendo. Ma Scoppola non voleva farla coincidere con quella della sua speranza.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu