mercoledì, giugno 27, 2007

CANZONE NAPOLETANE

Con l'espressione canzone napoletana si identifica la musica popolare originaria di Napoli. L'origine della canzone napoletana data intorno al XIII secolo e, come espressione spontanea del popolo di Napoli, si sviluppò maggiormente dalla fine del Cinquecento alla fine del Settecento. Questa espressione artistica popolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontava la vita, il lavoro ed i sentimenti popolari. In seguito, fra la seconda metà dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, essa fu oggetto di inclusione, nei suoi temi, di decadentismo, pessimismo e drammatismo ad opera di intelettuali che ne modificarono lo spirito originario. In quel periodo i maggiori musicisti e poeti locali si cimentano nella composizione di numerose canzoni. Un esempio di tale tendenza è quello di Gabriele d'Annunzio che scrive i versi di A Vucchella [1]

Il periodo più importante della canzone napoletana è intorno ai primi dell'800 quando la canzone "Palummella zompa e vola" fu addirittura proibita per i suoi evidenti contenuti sovversivi, poiché alludeva alla libertà, ed infatti gli autori ne cambiarono il testo, ma il popolo napoletano continuò a cantarne la musica a bocca chiusa.

Nel 1835 a Napoli dilaga la melodia di Te voglio bbene assaje scritta da Raffaele Sacco e la cui musica è di Gaetano Donizetti. Le celebrazioni della festa di Piedigrotta sono l'occasione ideale per l'esibizione dei nuovi pezzi, che vedono tra gli autori personalità quali Salvatore di Giacomo, Libero Bovio, E.A. Mario, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo.

In pieno novecento la canzone sopravvive grazie al ruolo primario del Festival di Napoli, che tra querelle e scandali riesce a imporre la sua canzone in tutta Italia prima ancora che si affermasse il Festival di Sanremo.
La parabola storica della canzone napoletana termina nella seconda metà degli anni '60, quando il Festival entra in crisi (si conclude nel 1970) e la canzone perde ogni legame col suo retaggio classico divenendo espressione del sottoproletariato urbano. La fama di questo genere rimane immutata nonostante il passare del tempo, e tutti i cantanti affermati inseriscono regolarmente alcuni tra i pezzi più famosi nel loro repertorio seguendo le orme di Enrico Caruso e Beniamino Gigli.

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