sabato, gennaio 20, 2007

Immigrati, cambiano le regole del diritto d'asilo

Saranno respinte le domande di chi proviene da paesi considerati sicuri. I ricercatori stranieri invece potranno fare domanda anche se si trovano già sul territorio italiano.

E' stato approvata il 17 gennaio in via definitiva alla Camera la legge comunitaria per il 2006, che recepisce una serie di direttive europee nell'ordinamento italiano. Cambieranno ora le regole d'ingresso dei ricercatori stranieri e il riconoscimento dell'asilo.
Secondo l'articolo 11 della legge comunitaria, il governo dovrà applicare la direttiva comunitaria
2005/71/CE, che cerca di favorire la mobilità dei cervelli, introducendo una procedura specifica per ammettere cittadini stranieri sul territorio italiano nel settore della ricerca scientifica.
Il Parlamento ha chiesto al governo che la domanda di ingresso del richiedente asilo sia ammissibile "anche quando il cittadino del paese terzo si trova già regolarmente sul territorio dello Stato italiano".
L'articolo 12 della direttiva introduce invece degli standard minimi nelle procedure di riconoscimento e di revoca dello status di rifugiato.
In base al testo approvato dal Parlamento nel caso in cui il richiedente asilo "sia un cittadino di un paese terzo sicuro, ovvero, se apolide, vi abbia in precedenza soggiornato abitualmente, ovvero provenga da un paese di origine sicuro", a quel punto la domanda viene considerata infondata.
A meno che ci siano "gravi motivi per non ritenere sicuro quel paese nelle circostanze specifiche in cui si trova il richiedente".
Ma su questo punto si è scatenata l'opposizione del CIR, il Consiglio italiano per i rifugiati, che in un comunicato stampa ufficiale ha parlato di "diritto d'asilo ostacolato".
"Il Consiglio Italiano per i Rifugiati", si lgge nel testo, "esprime forte perplessità sulla parte della Legge Comunitaria, approvata in via definitiva dalla Camera, che limita la delega al governo in materia d'asilo".
"Per la prima volta", si legge ancora, "in Italia viene infatti introdotto il concetto di "paese d'origine sicuro" che potrà causare il diniego pressoché automatico di una richiesta presentata da un cittadino proveniente da un Paese che rientra in tale definizione, ledendo in tal modo il principio di soggettività che è alla base del diritto d'asilo".
"Ogni richiesta di protezione deve essere esaminata individualmente e non su base di presupposti astratti e generalizzati", dichiara Christopher Hein, direttore del CIR "E poi: chi decide, e su quali basi, se un Paese d'origine è sicuro?".
Il CIR ha presentato lo scorso novembre una propria proposta di legge sull'asilo che prevede una procedura unica, equa ed efficace, nella quale tutte le circostanze individuali devono essere esaminate.
E' stato accolto positivamente invece l'inserimento delle repressioni di carattere sessuale come motivo sufficiente ad accogliere la domanda d'ingresso e concedere asilo. "Va riconosciuto che", si precisa nel comunicato, "durante il dibattito di questa legge al Senato, è stato approvato un emendamento secondo il quale il richiedente può invocare gravi motivi, tra i quali per la prima volta anche repressioni di comportamenti e orientamenti sessuali, per ottenere il diritto d'asilo".
"Positivo è anche il fatto che il governo possa decretare", si conclude, "seguendo il principio stabilito dalla norma comunitaria, che un ricorso al tribunale abbia effetto sospensivo, autorizzando quindi il ricorrente a soggiornare nel nostro Paese in attesa del giudizio. Dopo un lungo dibattito al Senato è stata proprio l'opposizione a proporre con successo l'eliminazione di una clausola restrittiva lasciando quindi all'esecutivo carta bianca in materia. Il CIR auspica fortemente che il Governo, correggendo la Bossi-Fini, reintroduca pienamente l'effetto sospensivo del ricorso al giudice".
da Vita non profit online (clicca il titolo)

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