(da italblogs4darfur.blogspot.com)
Noi Italiani, in fondo, siamo sempre un pò bambini. Grandi consumatori di prodotti mediatici, generalmente acritici e sornioni. E se ce lo chiedono, eccoci tutti pronti a giocare al gioco del silenzio: chi parla paga penitenza. E allora tutti zitti.
I media continuano a tacere. Il Darfur non fa audience. Il nostro è in effetti un Paese affetto da un radicato provincialismo, evidente per chi abbia la volontà di seguire i principali servizi di informazione straniera. Ma se da un lato questo potrebbe essere spiegato con l'assenza storica di una reale politica coloniale e da una politica estera difficilmente propositiva, dall'altro sembrerebbe ci sia un'endemica superficialità nell'interesse generale verso ciò che accade al di fuori dei nostri confini. Vi è inoltre una erronea impostazione attuale della televisione pubblica italiana: più che a un servizio di informazione, sembra assistere al mercatino dell' informazione, dove è l'audience e il sensazionalismo a stabilire il peso delle notizie, con un irrefrenabile tendenza al ribasso della qualità e della quantità dei temi trattati.
Ci provò Bonolis, conduttore del Sanremo n°55 del 2005, a interrompere il gioco, lanciando una raccolta fondi per il Darfur. Fu un -almeno parziale-fallimento: 254 mila euro, di cui 50 mila dello stesso conduttore e 78 mila ricavati dalla vendita per un anno del CD della canzone " I bambini fanno Oh" di Povia. La RAI versò solo 5 mila euro per il Darfur, a fronte dei 300 mila pagati per la partecipazione al Festival di Mike Tyson. Evidentemente era venuto a mancare il tamburo mediatico che accompagna altri drammatici avvenimenti, forse più vicini all'immaginario del pubblico televisivo italiano.
L'impegno italiano in Darfur.
Ma se il Darfur è assente dalle scalette dei mass media italiani, l'Italia delle organizzazioni umanitarie è al contrario presente sin dagli inizi del conflitto nella martoriata regione del Sudan.
Barbara Contini, nell'intervista di Passi nel Deserto, ci informa che da 2-3 anni vi operano 5 ONG, distribuite nel Nord, Sud e Ovest del Darfur, impegnate in progetti di carattere sanitario e idrici. Sono tutte membri della Associazione delle ONG italiane, che interpellata in proposito ce ne ha comunicato le sigle: Cosv, Copi, Cesvi e InterSos del comitato "Darfur onlus", e la Alisei.
Da più di 30 anni operano in Darfur anche le Suore della Carità e i Padri Comboniani, ai quali si aggiunge la Caritas Italiana, mentre il Governo Italiano è presente con la Cooperazione Italiana allo sviluppo e le strutture sanitarie di Avamposto 55, che pur non avendo raggiunto gli obiettivi proposti, per mancanza di fondi, è oggi un attivo presidio medico di primo soccorso e di supporto anche nel training dei medici di Niala. La Cooperazione Italiana, afferma Barbara Contini, ha lavorato a stretto contatto con tutti gli altri settori, raggiungendo "luoghi dove veramente gli altri non sono mai arrivati", guadagnando "assoluta stima e rispetto" nel Darfur. In generale, sono oggi presenti nell'area circa 80 ONG internazionali, soprattutto norvegesi, inglesi e statunitensi, e 14 mila operatori umanitari.
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1 commento:
OT: scusa del disturbo, voglio solo segnalare la petizione di cui parlo in questo post
Ciao, Loud
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