mercoledì, luglio 19, 2006

Afghanistan, passa la mozione dell'Unione

Afghanistan, passa la mozione dell'Unione
Bocciata la proposta della Cdl19/7/2006
ROMA. L'aula della Camera ha approvato con 298 sì, 249 no e un astenuto la mozione di maggioranza sull'Afghanistan.La mozione, sottoscritta da tutti i gruppi dell'Unione, impegna il governo a «promuovere nelle sedi internazionali competenti, in special modo nell'ambito delle Nazioni Unite e della Nato, una riflessione sulla strategia politica e diplomatica che deve accompagnare la presenza internazionale in Afghanistan»; una «verifica sull'impegno e la presenza internazionale in Afghanistan» ma soprattutto, impegna il governo a promuovere in sede internazionale «una valutazione sulla prospettiva di superamento della missione Enduring Freedom».Inoltre, la mozione prevede che si promuova una «nuova conferenza internazionale sull'Afghanistan» e che venga svolta «un'azione determinata per il rilancio dell'Unione Europea e per un suo protagonismo sulla scena internazionale quale forza di dialogo, di promozione della pace, della libertà, della democrazia e dello sviluppo, nel rispetto della legalità e del diritto internazionale». E ancora: la mozione chiede che si porti avanti una «determinata azione volta al rafforzamento delle organizzazioni internazionali, a partire dall'Onu, quali insostituibili sedi multilaterali di confronto». E impegna il governo a «promuovere in questo quadro - prosegue la mozione dell'Unione - le iniziative volte a costituire un contingente militare di pronto intervento per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale alle dirette dipendenze della segreteria generale delle Nazioni Unite» e, infine, a «mantenere uno stretto rapporto con il Parlamento».L'aula della Camera ha bocciato la mozione della Cdl sull'Afghanistan con 248 sì, 291 no e un astenuto.La mozione dell'opposizione chiedeva al governo di impegnarsi per la «continuità della presenza italiana in Afghanistan e nei Balcani» e di «garantire la prosecuzione di tutte le missioni militari e di sostegno civile nei Balcani, al fine di garantire una stabile pacificazione in quei territori»; di attuare «il disimpegno delle nostre forze dall'Iraq in modo ordinato e dignitoso e, soprattutto, concordandone le modalità e i tempi con i nostri alleati e con il legittimo governo democratico dell'Iraq» e di «rafforzare il ruolo del nostro paese nella diffusione della democrazia».