Roma, 13 giu. (Apcom) - Non più "badanti", ma "assistenti familiari", perché a partire dal nome ci sia il "riconoscimento della professionalità sociale" di chi assiste anziani e malati. È quanto chiedono al ministro per le Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi, le Acli nel corso del seminario nazionale delle Acli Colf a Roma. "Non è una questione meramente linguistica, tanto meno una concessione alla retorica del 'politicamente corretto' - precisa il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero - si tratta invece di uno sforzo culturale per riconoscere il lavoro di tanti lavoratori e lavoratrici, soprattutto immigrate, per quello che è: un lavoro prezioso di assistenza".
Le Acli chiedono infatti che il lavoro delle assistenti familiari sia inserito nella rete dei servizi sociali. Per questo, spiega Olivero, "bisognerà far sorgere percorsi di formazione che portino al riconoscimento di questa professionalità sociale". Inoltre, continua, colf e assistenti familiari dovranno godere dei "diritti da tempo riconosciuti a tutte le altre categorie di lavoratori, ed in particolare la copertura economica delle assenze per malattia ed il riconoscimento dell'indennità di maternità anche a prescindere dai vincoli assicurativi e contributivi oggi previsti". Così come, insiste Olivero, "si dovrà operare per combattere il lavoro nero, vera piaga del settore, che condanna molte donne italiane a non avere un dignitoso futuro pensionistico e molte lavoratrici straniere a rimanere nell'irregolarità".
Le Acli hanno poi chiesto un sostegno economico e la promozione di servizi per le famiglie italiane bisognose di assistenza: "Le famiglie italiane da sole non ce la fanno più - denuncia Olivero - e non è più giusto né possibile che si scarichi solo su di loro tutto il peso del lavoro di cura di bambini, anziani, malati".
A Napoli da sempre le ACLI organizzano democraticamente le Colf favorendone la promozione sociale ed il collocamento.
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