La Presidenza Provinciale delle Acli di Caserta conferma la propria disapprovazione della riforma della Costituzione voluta e votata dalle forze della Casa della Libertà ed invitano tutti i cittadini ad andare a votare il 25 e 26 giugno prossimo NO, “convinti e consapevoli”.
Le ACLI sono contrarie alla Legge di Riforma Costituzionale sottoposta a Referendum confermativo innanzitutto per il metodo della sua approvazione.
In materia di Riforma Costituzionale è fondamentale sempre ricercare maggioranze qualificate e trasversali.
Nel merito le ACLI contestano il carattere evidentemente contraddittorio di una Riforma viziata complessivamente da una logica di scambio tra i partiti che componevano la maggioranza di centrodestra.
In particolare, manifestano preoccupazione per il ruolo dispotico assegnato alla funzione del Premier che può sciogliere la Camera che abbia espresso un voto di sfiducia nei suoi confronti, con l’effetto sconvolgente per il quale sarebbe la Camera a reggersi sulla “fiducia del Primo Ministro”, piuttosto che il contrario.
Molto grave appare alle ACLI l’evidente intenzione di indebolire il potere legislativo rispetto a quello esecutivo e l’insofferenza ai contrappesi ed alle garanzie costituzionali necessari a bilanciare ruoli, funzioni e poteri in una democrazia veramente popolare.
Pericoloso infine è l’azione di dimagrimento promossa dalla Riforma delle figure indipendenti in molti organismi: dal Presidente della Repubblica, che non avrà più il potere di sciogliere le Camere, alla Corte Costituzionale, in cui aumenteranno i membri di nomina parlamentare, al Consiglio Superiore della Magistratura, in cui potranno essere nominate persone “politicamente affidabili” anche se prive di competenze giuridiche.
Sotto accusa infine il “federalismo di facciata” che fa intravedere chiaro il rischio di minacciare l’Unità del Paese in omaggio al retro pensiero secessionista di alcune forze politiche ed all’egoismo tipico di alcune culture tipicamente avventuriste.
Le ACLI in definitiva dicono NO ad una Riforma che non migliora la governabilità e la partecipazione popolare, non promuovere il principio di sussidiarietà e la valorizzazione della società civile, non adegua l’ordinamento statuale ai nuovi scenari europei sovranazionali.
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