ricordate i cavalieri antichi, quelli di Cervantes, il don Chisciotte?
I cavalieri si battevano, perinde ac cadaver, per difendere vedove ed orfani, per la giustizia, senza chiedere nulla in cambio se non l'onore o al massimo l'improbabile sorriso di una dulcinea (non dolcenera).
In particolare il nostro cavaliere si batteva per ritrovare l'elmo di Merlino. Trovatolo se lo mise in testa.
Che cos'era l'elmo di Merlino? Per lui, per il cavaliere, era un oggetto taumaturgico, capace di togliere ogni male, capace di renderlo invincibile e quindi forte per la sua nobile missione. Per gli altri, per i prosaici, quasi per tutti, era solo una ciotola da barbiere che luccicavva patetica al sole sulla testa dell'illuso hidalgo.
Così è la politica: capace di promuovere impegni senza contraccambio, passioni senza calcolo ma anche di produrre grandi illusioni.
Vogliamo buttare via la passione del cavaliere e con lui la gratuità di un impegno vero e giusto?
No! ma non dobbiamo combattere per l'elmo di Merlino bensì, citando De Gregori e non Cervantes, per il piatto di grano: autentica scelta di lavoro e giustizia. L'italia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano!
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