Nel tempo della crisi della parola, riscoprire la forza di dirsi, così come siamo, senza paura: provarci e restare uomini.
Deserto fertile 4 marzo 2006
Siamo in Quaresima, tempo di deserto, di silenzio, di ricerca di sè nel rumore quotidiano.
Quaresima è un tempo che ci è dato per consentire alla nostra anima di ascoltarsi per ritrovarsi, un tempo in cui siamo chiamati, come il contadino con le sue piante, a potare i rami secchi per portare, dopo, più frutto. E perché la pianta sia fertile un pizzico di cenere è caduta sul nostro capo per concimare il nostro terreno, perché anche dal deserto più arido, dalla pianta più secca, possano maturare rami rigogliosi e frutti succosi.
Poi, silenzio.
Tutto tace intorno, non dentro.
Il cuore rilancia la sua voce,
bussa forte quasi a voler uscire.
Poi, silenzio.
Tacere di altri, non mio.
Assordante il silenzio,
rumore abbondante,
deserto che provoca.
Poi, silenzio.
Far conti con la vita, le scelte,
decisioni prese o tradite,
ricomporre sul pentagramma di dentro
le note del compromesso.
E' il silenzio che come specchio rimanda il volto,
rughe, ferite subìte, ferite inferte.
Poi sei costretto a guardarti.
Ti giudichi, ti misuri, rischi condanna.
Fermare il silenzio, tappare burrasca in un fiasco è un inganno.
Cercare rumori, frastuoni alleati
contrari al pensiero, non paga.
Non puoi rinunciare al silenzio,
è tuo, ti spetta.
Fare i conti è un'impresa,
ma calibra verità e vita,
e verità si coniuga con libertà.
Poi, silenzio.
Ti prego, Signore,
sussurrami all'orecchio la tua voce.
Ripetimi, nel mio silenzio,
non aver paura, ci sono io.
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