domenica, novembre 13, 2005

Due milioni 800 mila immigrati in Italia. Il Rapporto Caritas 2005



Due milioni e 800 mila: questo il numero dei soggiornanti stranieri, regolari, in Italia (il 4,8% della popolazione), rilevato dalla Caritas nel suo Dossier statistico per il 2005. Nell'Ue il nostro paese viene solo dopo Germania (7,3 milioni di immigrati) e Francia (3,5 milioni), ed è alla pari di Spagna e Gran Bretagna. La 15a edizione del Rapporto è stata presentata questa mattina è reca il titolo “Immigrazione e globalizzazione”, a suggerire come l’immigrazione sia "un potente fattore di cambiamento e di sviluppo nel mondo" e come gli immigrati siano "i promotori di una globalizzazione più umana”. La stima delle presenze regolari è basata sui dati del Ministero dell’Interno (ultimo aggiornamento al 31 agosto 2004), dei visti rilasciati dal Ministero degli Affari Esteri, dei figli nati in Italia da genitori stranieri nel 2004.

E' la provincia di Roma a detenere il record di presenze straniere (340.000). Segue Milano con 300.000; con 100.000 troviamo Torino e Brescia e con 50-70 mila seguono Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Modena, Firenze, Napoli. I motivi del soggiorno confermano un netto desiderio di inserimento stabile (9 immigrati su 10 sono in Italia per lavoro o per ricongiungimento familiare). L’immigrazione è più concentrata nel Nord (59% della presenza immigrata), è mediamente presente nel Centro (27%) e si riduce nel Mezzogiorno (14%).

Il 2004 è stato un anno di afflusso medio con 131 mila ingressi stabili: 32.000 per lavoro (oltre a 45.000 stagionali extracomunitari e 32.000 neocomunitari), 87.000 per motivi familiari, 6.000 per motivi religiosi, 5.000 per studi universitari e meno di 1.000 per residenza elettiva.

Per motivi di lavoro arrivano soprattutto i rumeni (40% dei
visti) e quindi, molto distanziati, Albania, Marocco e Polonia, ciascuno con quote tra il 15% e il 10%. I ricongiungimenti familiari vedono saldamente in testa il Marocco e l’Albania (ciascun paese con 13.000 visti), seguiti da Romania (8.000), Cina (7.000) e, con 3.000 visti, India, Ucraina, Serbia-Montenegro, Bangladesh e Macedonia. Per gli universitari si è verificata una lieve ripresa, come si rileva dal numero di visti rilasciati loro nel 2004 (4.747), anche se l’Italia è ancora in ritardo nella realizzazione del diritto internazionale agli studi rispetto a quanto avviene in altri paesi.

Nel 2005 la quota ufficiale di nuovi lavoratori è stata di 179.000.

Per quanto riguarda i flussi irregolari, il Dossier Caritas/Migrantes, evidenzia come il mare abbia fatto da sfondo a molte tragedie. Ad essere interessate sono ormai quasi esclusivamente le coste siciliane e non più quelle calabresi e pugliesi. I paesi maggiormente coinvolti sono quelli africani (Egitto, Corno d’Africa, Sudan, Sierra Leone, Burkina Faso, Nigeria) e mediorientali, ma sono rappresentati anche paesi lontani come Bangladesh e Pakistan.

Rispetto allo scorso anno, è pressoché rimasto invariato il numero delle persone che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento dall’Italia (circa 105.000); tuttavia è leggermente diminuita la quota di chi è effettivamente rimpatriato (è il 56,8% contro il 61,6% del 2003). Un freno alla tempestività dell’esecuzione delle misure di allontanamento può essere stato determinato dalla modifica legislativa, resa necessaria dall’intervento con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi gli allontanamenti dall’Italia effettuati prima della loro convalida giudiziaria.

“Nella nostra epoca – si legge nel Rapporto - le migrazioni sono andate aumentando in maniera considerevole perché sono una tra le più significative espressioni del mondo globalizzato. Per l’Italia gli immigrati sono una risorsa soprattutto dal punto di vista demografico e occupazionale: grazie ad essi la popolazione non diminuisce e si aggiunge una quota di forza lavoro suppletiva indispensabile in diversi settori. Si tratta, perciò, di una opportunità piuttosto che di una minaccia al nostro benessere, alla nostra cultura, alle nostre istituzioni e al nostro senso religioso”.

“In diversi ambiti e a vari livelli – continua - è avvenuto uno scambio fruttuoso tra immigrati e società italiana, purtroppo non sempre favorito dalle leggi. Oggi è tempo di arrivare a una politica matura che, riflettendo meglio su obiettivi e modalità operative, renda meno complesse e più praticabili le vie legali dell’immigrazione. Considerato che le disfunzioni costano molto in termini umani e finanziari, si deve avere il coraggio di intervenire non solo a livello amministrativo ma anche a livello legislativo, ad esempio aprendosi a nuove vie come il permesso di soggiorno per la ricerca del posto di lavoro, così come auspica anche il recente Libro Verde dell’Ue”. Per Caritas/Migrantes, “la questione di fondo consiste nel considerare l’immigrato come un nuovo cittadino, parte essenziale dell’Italia di oggi e soprattutto di quella di domani, sempre più caratterizzata da una globalizzazione interculturale.


(www.rassegna.it, 27 ottobre 2005)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per il tuo impegno...

Che Dio ti benedica

il cieco Bart