
Cento fiori del nuovo mezzogiorno
Da Napoli a Locri il filo di una nuova partecipazione
Nel 1989 i Vescovi italiani scrissero che la vera debolezza del Mezzogiorno era la debolezza della sua società civile. Da allora tanti sono stati i passi fatti e possiamo affermare che nel sud c’è stata un’esplosione del civile che ha saputo fare i conti con i problemi veri del lavoro, della legalità, della lotta all’emarginazione e all’esclusione sociale. Non solo denuncia ma costruzione di percorsi educativi, di integrazione ed anche creazione di impresa e lavoro mobilitando associazionismo, volontariato e cooperazione sociale. Sono tornati i giovani, è tornata la partecipazione, torna una politica che va oltre le elezioni. Nel sud ci sono cose nuove. Nel sud stanno nascendo i fiori, i cento fiori della iniziativa territoriale consapevole. Nel Sud c’è una nuova società civile.I giovani di Locri in piazza dopo l’omicidio mafioso, dimostrano che sono finiti glia anni ottanta con il loro rampantismo, l’edonismo,l’egoismo.I giovani di Napoli accogliendo l’invito di Rosetta Iervolino a rinverdire l’unità nazionale nella solidarietà contro la ndrangheta aprono un nuovo corso virtuoso. E’ nata una alleanza forte in questi anni. Società civile organizzata e innanzitutto i sindaci. Due soggetti nuovi, due grandi segni della primavera sociale e politica del Mezzogiorno. Il percorso non è stato sempre facile. La politica ha anche illuso e deluso. E’ sembrata finita una primavera. Molti di noi hanno avuto l’impressione di partecipare in un luogo mentre si decideva in un altro.Ci sono stati però segnali di attenzione, condivisione vera, collaborazione costante, ci sono stati risultati concreti.Vogliamo oggi stringere un patto nuovo per darci obiettivi forti e avanzare sulla strada della partecipazione di una cittadinanza attiva e responsabile .In questo senso la proposta forte del presidente Bassolino di costruire un coordinamento tra i presidenti delle regioni meridionali è importante e strategica. E’ necessario mantenere però il patto tra civile e istituzioni. Un patto del sud tra istituzioni e popolo.Un importante banco di prova è costruire nuovi Statuti delle Regioni che tengano conto del valore fondante del terzo settore, dell’associazionismo e del volontariato. Soprattutto oggi in cui il rapporto tra federalismo e sussidiarietà è scosso da una riforma costituzionale che richiede una risposta popolare da un mezzogiorno che rischia di vedere ancora aumentato il divario economico con il nord e l’europa.Sono in gioco: il tipo di istituzioni che vogliamo e la relazione tra la nazione e le singole comunità territoriali; il ruolo costituzionale delle formazioni sociali e la funzione che possono svolgere nelle comunità locali e in quella nazionale. Ancora più accentuando il divario già pesante tra le diverse parti del paese. Gli Statuti regionali e l’applicazione della legge 328, quella di riforma del sistema di protezione sociale, sono due banchi di prova per capire se si è in grado di uscire dalla situazione di stallo. Negli statuti regionali, oltre a ribadire la centralità della persona e della famiglia, la necessità di valorizzare le autonomie locali, le tradizioni culturali e l’associazionismo, bisognerà dare adeguata espressione al bene comune della nazione, alla dignità e uguaglianza di tutte le persone, con una attenzione particolare ai più deboli anche con la immediata definizione dei livelli minimi di servizi da garantire ai cittadini di tutto il paese C’è un Paese reale che non è fatto solo dai numeri dell’economia, dai soggetti tradizionali del dialogo sociale, che chiede di essere ascoltato e rappresentato. La modernizzazione dell’italia non può procedere senza coesione sociale, solidarietà e qualità ambientale. Ci sono tre valori importanti quanto la crescita del PIL ed essenziali per promuovere il benessere dei cittadini: la crescita del capitale sociale, del capitale culturale, del capitale umano. Le reti di impegno civico, come le associazioni di quartiere, i cori, le cooperative i circoli sportivi, i partiti di massa e altri simili, sono l’espressione di interazioni orizzontali e rappresentano una componente essenziale del capitale sociale. Tanto più ne è ricca una comunità, tanto più è probabile che i cittadini vi collaborino a vantaggio Il Sud ha bisogno di società civile per cui bisogna investire in legalità e fiducia per superare quella massa critica sotto la quale gli investimenti pubblici in capitale economico sono destinati all’insuccesso. Il miglior risultato che si va raggiungendo nel Mezzogiorno con l’obiettivo di sviluppare le economie locali mediante la programmazione negoziata, è di ampliare le reti di fiducia tra gli agenti economici (imprenditori, lavoratori) e tra gli agenti e le istituzioni, cioè di accrescere il cosiddetto capitale sociale inteso come fattore immateriale di sviluppo. Il capitale sociale è fatto appunto di fiducia e quindi di cooperazione tra gli agenti economici e istituzionali. Solo le comunità con un intenso network sociale composto da una forte presenza di associazionismo volontario, quindi di capitale sociale e ’fiducia’, presentano, dati alla mano, una più efficiente amministrazione pubblica e una produzione economica più intensa. Il Sud avrebbe bisogno di una massiccia iniezione di fiducia con la quale rompere il tradizionale equilibrio di disimpegno civile, opportunismo, defezione, e intraprendere la strada dei circoli virtuosi che si alimentano di capitale sociale, relazioni cooperative e di fiducia.Quindi nel patto del sud chiediamo a Bassolino innanzitutto,a Vendola, Del Turco, Loiero e agli altri presidenti delle regioni meridionali di essere con le comunità locali, con il nuovo capitale sociale un modello di governo capace di governare il Paese e l’Europa con una visione planetaria.
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