Liberi
e Forti oggi.
di Pasquale Orlando
Cento
anni fa Luigi Sturzo lanciò l'appello ai "liberi ed ai forti" con
l'obiettivo unire le forze per la salvezza dell'Italia. Certo, l'appello del
1919 è consegnato alla storia, ma lo spirito che lo animò rappresenta tuttora
un punto luminoso per il nostro presente. Sono tre le piste principali su cui lavorare.
Crescita economica e sviluppo sociale devono tornare a marciare insieme. La
vera svolta è passare dalla irresponsabilità diffusa alla partecipazione
costruttiva. Il valore va prima di tutto creato e poi redistribuito, in una
logica dinamica e virtuosa che attribuisca alla redistribuzione una funzione di
investimento mirato sia alla riduzione delle diseguaglianze che alla produzione
di nuovo valore e maggior benessere. In un Paese che invecchia il rapporto tra
tradizione e innovazione va ristabilito investendo nei giovani e nelle loro
potenzialità, senza relegarli in panchina con politiche paternalistiche e
assistenzialistiche.
Non si esce dalla crisi semplicemente immaginando che
l’economia sia una macchina da rendere efficiente. La sfida che abbiamo davanti
è realizzare un modello di crescita sostenibile per un passo in avanti sul
piano culturale e spirituale. E raccordare meglio mezzi e fini, efficienza e
inclusione, innovazione e umanizzazione, individuo e collettività, realizzando
una crescita di qualità. Per questo non ci sarà nessuna nuova stagione senza
mettere al centro la formazione, la scuola, il lavoro. Dove anche il welfare
sia visto come investimento sociale e abilitante.
Ne parliamo con Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli nel Sannio con un primo appuntamento a Guardia Sanframondi il 17 gennaio alla
vigilia del Centesimo anniversario dell'appello di Luigi Sturzo.
Il terreno è arato che
mille fiori crescano!
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